Recensione: All The Way To The Sun
Come un orologio svizzero eccoci giunti all’appuntamento discografico dei TNT capitanati dall’immarcescibile Tony Harnell e dal talentuoso chitarrista Ronni LeTekro. Prima di accingermi a recensire questo disco, ho cercato di capire se rispetto al loro precedente e discreto “My religion” ci fossero stati dei passi avanti in senso creativo o se fosse cambiato qualcosa almeno a livello di sound.
Grandi trasformazioni sinceramente non ne ho notate, ci troviamo davanti ad una prova più che dignitosa del gruppo scandinavo, come se la sigla TNT fosse un marchio di qualità su cui scommettere sicuri. In campo hard rock ormai sono diventati un punto di riferimento per tutti, e il cantante norvegese già quest’anno ha dato prova di se nel progetto “Starbreaker” di Magnus Carlsson (Last Tribe), ma in questo disco dei TNT ho riscontrato una maggiore maturità stilistica, e le melodie sono dotate di quella giusta ruffianeria che le rende a mio avviso superiori rispetto al già menzionato “Stabreaker”. Infatti sin dalla prima “…A Fix” ci troviamo di fronte un riff scolpito giusto giusto per la voce di Harnell, perfettamente a suo agio in un contesto rock più che rodato già da svariati anni. Più cadenzata e di stampo melodico la seconda “Too Late” che si rivela una traccia molto orecchiabile nel refrain, dotata di un mirabile solo di LeTekro; stesso effetto per la successiva “Driving”, in questo caso l’aspetto melodico è ancora più accentuato, sembra quasi un estratto da “Higher” degli Harem Scarem come se i due gruppi si dividessero il primato nella ricerca della canzone più accattivante, anche il giro di chitarra rispecchia lo stile di Lesperance, ma in entrambi i casi stiamo comunque parlando di due grandi chitarristi, dotati di un gusto unico e godibile. Poteva mancare la ballad di turno? Certo che no, ed ecco che i TNT tirano fuori tutta la loro perizia, per una canzone da cantare a squarciagola insieme con gli amici: “Me and I” dopo un paio di ascolti diventa un pò un allegro tormentone, che non sfigurerebbe affatto su MTV. La vena ultramelodica non si esaurisce neppure con la successiva “Something”, un po’ deboluccia nel complesso se si eccettua il cantato della strofa-bridge che contrasta con un banalissimo ritornello. Torniamo finalmente all’hard rock vero, con la titletrack “All The Way To The Sun” in cui ad una sulfurea intro fa seguito un heavy riff stile Black label Society ed un ottimo refrain che la rende sicuramente una delle canzoni più interessanti dell’intero lavoro. Ma eccoci giunti alla sorpresa delle sorprese, una bellissima interpretazione del classico del cantante di colore Luis Armstrong “What A Wonderful World” interpretata da Harnell nella sua maniera, che la rende altrettanto emozionante, forse è il vero punto di forza dell’album e a mio avviso un’ottima scelta come cover. Non mi dispiace affatto pure il mid tempo di “The Letter” e la successiva strumentale acustica “Mastic Pines” che fa da preludio alla potenza dell’hard rock di “Black Butterfly”, e allo street rock di “Save Your Love” che però non mi ha esaltato. Riuscita al contrario è la conclusiva “Ready To Fly”, dotata di un refrain davvero coinvolgente ed è proprio per merito di questa ultima traccia che il mio giudizio si mantiene su livelli più che positivi, certo “All the way to the sun” non brilla per originalità e non era ciò che mi aspettavo.
Quello che invece mi ha colpito favorevolmente è ancora la freschezza compositiva e l’ottimo gusto per melodie sempre buone e quasi mai banali salvo qualche eccezione. Per chi ama l’hard rock melodico è un acquisto senza dubbio consigliato.
Tracklist:
- Fix, A
- Too Late
- Driving
- Me & I
- Sometimes
- All The Way To The Sun
- What A Wonderful World
- Letter, The
- Mastic Pines
- Black Butterfly
- Save Your Love
- Ready To Fly