Recensione: Allir vegir til glötunar
Neanche il tempo di iniziare il nuovo anno che subito ci troviamo innanzi a dischi che confermano svariate tendenze del metal estremo degli ultimi anni. Un nuovo album di black metal, un nuovo album da una band islandese, una band nuova, sicché si pone sempre l’interrogativo se ogni abitante dell’isola non sappia suonare qualcosa.
Trattasi stavolta dei Naðra, attivi da circa 10 anni ma giunti solo ora al primo full-length, intitolato Allir vegir til glötunar e rilasciato nel curioso quanto improbabile formato unico della musicassetta.
Pausa scenica per il dialogo tra emisfero destro e sinistro del cervello recensente.
Destro – Sì? Cassetta? Ma che davvero? Quella che negli anni novanta riavvolgevamo con la matita?
Sinistro – Sì proprio così, rilasciano in un formato che pressoché nessuno è in grado di ascoltare a causa dell’estinzione del mangianastri.
Destro – Ma no… nient’altro? Un qualcosa su soundcloud, su bandcamp, mp3 sfusi, cd, vinili?
Sinistro – Sembra di no, al momento almeno. Angrymetalguy conferma.
Destro – Ok. Però controlla meglio dopo. Beh diciamo che essere black e underground vuol dire anche questo. Però immagino che, come il formato, anche la musica non porti un ventata di innovazione.
E in effetti di black nudo crudo e puro si tratta. Allir vegir til glötunar però, pur non mettendo insieme nulla di nuovo, è dotato di alcuni buoni spunti. Cinque tracce per quaranta minuti in cui tutto è al suo posto ed è anche estremamente debitore dei Gehenna. Urla selvagge, ritmiche elevate, qualche sparuto break acustico. La solita roba.
Ad ogni modo questi islandesi, va ammesso, sono dotati di ottime qualità compositive, il disco dopo qualche ascolto, per distratto che possa essere, fa breccia nei timpani e reclama attenzioni. Si rivela godibile, per la proposta che porge alle orecchie, e si differenza un minimo dalla marea nera e petrolchhimica dei gruppettini black. Non è uno di quei dischi a grandine, talmente laceranti da risultare piatti e monotoni.
Il merito va essenzialmente al talento del chitarrista leader, T. in grado di disegnare riff coinvolgenti che ravvivano pezzi piuttosto buoni ma piuttosto scontati. La sua chitarra è la prima, e ad ora unica, cosa a colpire in una manciata di pezzi in cui l’ascoltatore sa già tutto prima di pigiare play. La sua chitarra da varietà, profondità, verve, con ottimi risultati in tre pezzi su cinque, che paradossalmente hanno titoli pressoché uguali: Fjallið, Falið e Fallið.
Insomma, i Naðra partono relativamente bene, sulla base delle premesse. Allir vegir til glötunar è un disco, pardon, una cassetta, che potrebbe essere rullata senza troppi scrupoli, eppure viene tenuta in piedi da un chitarrista davvero abile. Ci sono dunque buone basi per fare qualcosa di degno di nota, anche senza pretendere originalità. Però su queste basi c’è ancora molto da costruire.