Recensione: Alone Together
Il tremendo turbinio di questi strani e pericolosi tempi sta portando in grembo vittime e paura, ma anche molto coraggio e voglia d’evasione. Ognuno, a suo modo, sta cercando di vivere nella sopravvivenza. Chi è artista trova nella creazione un mondo parallelo che, al momento, è senz’altro più sicuro di quello reale e permette inoltre quell’onirismo che può (e talvolta deve) accompagnare l’ascoltatore in un non-luogo carico di significati. Rikard Sjöblom è uno di questi eletti. Musicista svedese di lungo corso (sebbene così giovane), prolifico all’inverosimile, ha fatto parte (e di alcuni fa ancora parte) dei vari Bootcut, Beardfish, Big Big Train, oltre che dedicarsi al proprio percorso come solista.
Il 4 settembre ha rilasciato “Alone Together”, insieme ai suoi Gungfly, arrivati al quinto disco i studio. Il power trio è formato, oltre che dallo stesso Rikard (polistrumentista e cantante) dai fratelli Petter e Rasmus Diamant, rispettivamente alla batteria e al basso. Lasciati momentaneamente alle spalle alcuni orpelli sonori che avevano abbellito i lavori precedenti, con “Alone Together” i Gungfly virano verso un rock potente e diretto, senz’altro di matrice prog, ma nettamente viscerale in alcuni passaggi, che farà la felicità dei palati più esigenti, tant’è maestoso nell’incedere.
In apertura troviamo “Traveler”, una mini-suite di oltre 13 minuti, dove il verbo progressivo trova splendore in un turbinio di tempi e controtempi, momenti ora soavi (quasi pop), ora serrati, che vanno a braccetto con una vincente perfezione esecutiva. I livelli dei suoni sono calibrati alla grande e, anche durante gli assoli, non si coprono vicendevolmente, rendendo subito il lavoro gradevole. Ci sono estro e fantasia, potenza (“Happy Somewhere In Between”) e poesia (“Clean As A Whistle”), a regolare il tutto e mai, dico mai, un attimo di stanchezza trova spazio in questo lavoro. Sicuramente la perla è rappresentata da “On The Shoulders Of Giants”, altra suite di quasi quindici minuti, posta in chiusura. Se volete far conoscere ai vostri amici il prog degli attuali anni Venti, fategli ascoltare questo pezzo e nel caso dissentissero, lasciate pure che diventino i vostri nuovi nemici!
Oggettivamente, quindi oltre le proprie opinioni e gusti personali, questo è un nuovo monumento rappresentativo di questi tempi turbolenti. Dosi perfette di gioia, senza scadere nel kitsch, tratti indelebili di impavida maestria, sguardi diretti nel futuro della Musica. Rikard Sjöblom è il “nuovo”: si va oltre la novità in senso stretto, permette ai nostri sensi di respirare l’infinito. Alone together è in definitiva un acquisto obbligato per ogni progster che si rispetti, ma anche consigliato a chi voglia espandere la propria coscienza. Provate ad ascoltare gli assoli prima di tastiere, poi di pianoforte, nella title-track e il suo melange sonoro: guarderete il cielo cercando di toccarlo. Ricchezza d’oggigiorno.