Recensione: Alpha
Gli Anthologies son un giovane gruppo della zona di Novara che giunge, con questo “Alpha” (titolo decisamente esplicativo per indicare la loro prima opera), alla realizzazione del proprio demo di debutto.
La proposta degli Anthologies è un gothic-doom molto cupo che si avvale di diverse influenze per risultare sempre personale e originale, lontano da molti degli stereotipi di cui questi generi vivono negli ultimi anni.
Tocca a un pezzo campionato e narrato fare da intro a “Baba Yaga”. Per chi non fosse del tutto a suo agio con le lingue dell’est, viene in aiuto il titolo della canzone per comprendere di cosa parli la voce di donna anziana che apre il brano. Baba Yaga, infatti, è il nome di un personaggio fiabesco della mitologia slava e in particolare di quella russa, una specie di strega che vive in una capanna fatta di ossa umane, che poggia su zampe di gallina. I ritmi lenti e quadrati, oscuri, al limite del doom degli Anthologies si sposano alla perfezione con un tale siffatto personaggio.
Le divagazioni rispetto agli stilemi che la prima traccia sembra fissare sono poche, ma tutte degne di rilievo. Sebbene una atmosfera generale permanga in tutti i brani, dando al disco una sua uniformità stilistica, qui e là possiamo cogliere variazioni sul tema che rendono il tutto più interessante. Per esempio è il caso di “Betray Me”, song più cadenzata, aggressiva e veloce rispetto alla media, quasi al limite del thrash, oppure di “Leaves in the Fog” dal sapore genuinamente folk.
Certo, non tutto in questo “Alpha” è farina del sacco degli Anthologies e, qui e là, si possono ascoltare rimandi ai Candlemass o ai Moonspell (indubbiamente tra i gruppi preferiti della band), ma non si tratta di presenze invadenti. Il combo, infatti, è stato bravo a discostarsi dai propri ispiratori cercando derive personali.
Proprio da questa filosofia di cogliere ispirazione, ma poi sviluppare tutto in maniera originale, nasce la canzone che chiude “Alpha”. Si tratta di “Paura del Demonio”, cover del brano dei Rose, Rovine e Amanti, qui reinterpretata in maniera davvero azzeccata e perfettamente in linea con il sound del resto dell’album.
Anche la produzione è all’altezza e se proprio si volesse cercare una critica, questa andrebbe in realtà al solo Alessandro Schümperlin e alla sua prestazione dietro al microfono. A suo agio in buona parte dei registri richiesti dalle canzoni, purtroppo sembra non esserlo altrettanto in alcuni passaggi. In questo caso la soluzione potrebbe essere quella di delegare alcune linee melodiche a una seconda voce (che potrebbe essere sempre maschile, per non cadere nel clichè, ormai abusato, del duetto uomo-donna), che darebbe anche più profondità e varietà alle composizioni.
Per concludere “Alpha” è un primo demo veramente ben realizzato che mette in luce tutte le potenzialità degli Anthologies. Quasi un disco vero e proprio, con le sue sette tracce, che speriamo possa far scoprire la proposta di questo gruppo novarese anche alle case discografiche. Chissà mai che, per una volta, qualcuno decida di premiare la personalità, invece dell’infinita copia di sound già infinitamente sentiti.
Alex “Engash-Krul” Calvi
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