Recensione: Alphataurus
Gli Alphataurus sono uno tra i molti gruppi di rock progressivo degli anni settanta che hanno contribuito a rendere la scena italiana del periodo tanto interessante da essere notata anche all’estero e, beffati quasi dalla sorte come diverse altre band, quasi ignorati in “vita” e rivalutati diversi anni dopo lo scioglimento.
Formatisi nella zona del milanese agli inizi degli anni settanta, gli Alphataurus incidono il loro primo ed “unico” disco nel lontano 1973 e lo pubblicano sotto l’etichetta Magma, fondata nello stesso anno da Vittorio De Scalzi, chitarra e voce dei New Trolls e dal fratello Aldo, con cui successivamente fonderà un’altra casa discografica, la Grog. Appoggiandosi nei primi anni di attività alla distribuzione della Dischi Ricordi, la Magma inaugura con il primo disco degli Alphataurus un periodo di produzione che dura fino al 1976, stampando album di gruppi come i Latte e Miele e New Trolls.
La carriera degli Alphataurus finisce con la decisione del complesso di sciogliersi, proprio mentre erano in corso le registrazioni del loro secondo full-length; registrazioni che, complice la scarsa attenzione e lo scarso riscontro ottenuto dalla band con Alpataurus, non ottengono la minima attenzione fino al 1992, quando la Mellow Records le pubblica su CD con il titolo Dietro L’uragano (VM CD 051), nonostante contengano brani abbozzati e privi del cantato.
Alphataurus è un concept album che parla della ricerca della stabilità emotiva, di punti fermi a cui aggrapparsi una volta che gli eventi negativi travolgono le persone. La storia è distribuita su cinque tracce di media e lunga durata, in cui le parti cantate sono spesso intervallate e abbellite da divagazioni strumentali mai banali e la musica completa al meglio l’atmosfera dei testi, ora cupa, ora speranzosa, ora sognante. È interessante notare come gli elementi naturali accompagnino sempre l’uomo nel suo osservare e meditare: il sole, il mare, un fiore, un corvo, un albero assumono diversi significati a seconda dell’umore e della drammaticità del momento e sono descritti utilizzando un linguaggio particolarmente semplice ed immediato, di grande efficacia.
La prima canzone del disco è Peccato D’Orgoglio, che esibisce nei suoi rapidi cambi di atmosfera tutta l’abilità del quintetto quasi sconosciuto all’epoca; un’introduzione nervosa si trasforma in arpeggi ed accordi di chitarra acustica che sostengono la voce calda ed un po’ rauca di Michele Bavero, mentre in sottofondo l’organo Hammond e gli effetti sintetizzati dal Moog di Pietro Pellegrini emergono dallo sfondo, prendendo il sopravvento ed inaugurando un’altra parte strumentale che, specie per la scelta degli effetti usati, ricorda gruppi come Pink Floyd e Museo Rosenbach. Gli effetti di Pellegrini lasciati come padroni della scena hanno un effetto magico ed allo stesso tempo inquietante per la loro capacità di mantenere alta la tensione prima di cedere il passo al tema principale della canzone. Peccato D’Orgoglio è, come dice il titolo, l’incipit della storia in cui si alternano il dolore e la desolazione dello sbaglio alla speranza di essere aiutati, un giorno. Probabilmente i resti di una storia d’amore.
Dopo L’Uragano ha come fulcro la forte espressività del cantato: l’arrendevole tristezza dei testi è appoggiata dalla chitarra pizzicata con accordi ossessivi di Guido Wasserman dallo stile quasi blues, ottima base per il racconto del ritorno al proprio paese dopo una delusione e la conseguente arresa alla solitudine della vita.
La bellissima Croma è un breve ma intenso brano strumentale, un virtuale risveglio ed un primo passo per liberarsi della patina di nero che riveste le cose quando l’esistenza va in frantumi. Forte è la presenza delle tastiere e del pianoforte, mentre particolarmente evidenti sono le partiture di basso di Alfonso Oliva che accompagnano la melodia. Un pianoforte ed una grande sovrapposizione di effetti portano ad una chiusura quasi orchestrale e la definizione di “prog sinfonico” diventa particolarmente calzante.
Forse uno dei brani più belli dell’album, La Mente Vola ha nella sua introduzione evidenti caratteristiche che tendono allo space rock, grazie alle atmosfere gentili, sognanti e rarefatte, che uniscono le linee strumentali con invidiabile eleganza. Non meno di effetto è l’attacco del cantato, con una voce diversa dal solito: è quella del tastierista Pellegrini, che si inserisce particolarmente bene all’interno dell’atmosfera del brano. La Mente Vola parla della ritrovata serenità e della speranza nella fede, dell’abbandono dei ricordi e delle ombre del passato; ombre queste che ritornano prepotentemente durante il sonno in Ombra Muta, canzone di chiusura del disco, che racchiude in sé partiture particolarmente elaborate e ricche di assoli, in cui i cinque musicisti esibiscono al meglio il loro talento, regalando sonorità care a gruppi come gli Emerson, Lake & Palmer ed i King Crimson di In The Court Of The Crimson King. La chiusura del concept è un messaggio che porta la volontà di ricominciare tutto da capo; non si sa se ricominciare a dimenticare o a “sbagliare”, ma il vero inizio è liberarsi dallo stato di disperazione e di apatia.
L’intero concept, come specificato anche nelle note del disco, è stato suonato senza ricorrere ad orchestre esterne ed utilizzando solo gli strumenti dei suoi componenti. Dopo lo scioglimento della band, il batterista Giorgio Santandrea ha militato per qualche tempo nei Crystals, un gruppo formato da musicisti provenienti da altri gruppi di fama come Premiata Forneria Marcomi, Raccomandata Ricevuta di Ritorno, Banco del Mutuo Soccorso; il tastierista Pietro Pellegrini ha collaborato con La Premiata Forneria Marconi e con Riccardo Zappa, mentre il cantante Michele Bavaro ha inciso un disco solista verso la fine degli anni ’70.
Non meno di effetto è l’artwork di Alphataurus, uscita per la prima volta su vinile apribile in tre parti: la copertina è ricca di immagini simboliche e di forte impatto, colorata con colori vivi, quasi violenti, dove una colomba con un ramoscello d’ulivo lascia cadere nel vuoto le bombe per colpire la città. Sullo sfondo, immagini di funghi nucleari e di costruzioni che bruciano.
La prima ed unica edizione su LP italiana del disco risale appunto al 1973 su etichetta Magma (MAGL 18001) con copertina apribile, mentre esistono un’edizione giapponese (King K22P328) con copertina singola ed una coreana del vinile (Si-Wan SRML 2001) apribile solo nelle prime 1000 copie. La ristampa del disco su CD è stata fatta dalla Vinyl Magic nel 1995 (VM CD 051) con copertina apribile mini-LP, mentre l’etichetta giapponese Arcangelo (ARC-7020) lo ha ristampato nel 2003 anch’esso con copertina apribile. Esiste inoltre un cofanetto di 8 cd dedicato all’etichetta Grog di cui Alphataurus fa parte.
Formazione:
Pietro Pellegrini: tastiere, sintetizzatore, vibrafono
Alfonso Oliva: basso
Giorgio Santandrea: batteria
Guido Wasserman: chitarra
Michele Bavaro: voce
Tracklist:
01- Peccato D’orgoglio
02- Dopo L’uragano
03- Croma
04- La Mente Vola
05- Ombra Muta