Recensione: Alquimia

Di Stefano Ricetti - 24 Febbraio 2015 - 0:10
Alquimia
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2013
Nazione:
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76

Questo album non è recentissimo in quanto la sua pubblicazione risale al novembre 2013.

Esattamente un anno prima Alberto Rionda aveva deciso di sciogliere gli Avalanch, (band tra le cui fila aveva militato Victor Garcia, mastermind degli spagnoli Warcry) per dar vita a questo suo nuovo progetto.

Non si notano grandi differenze stilistiche tra questo lavoro e l’ultima produzione degli Avalanch, decisamente lontana dal Power puro degli albori (“La Llama Eterna”, “Llanto de un Héroe) e molto più vicina a territori più progressivi pur mantenendo una forte connotazione power-melodica (“Muerte y Vida” sopra a tutti).

Probabilmente questo cambio di moniker e di line-up è quindi a servito a Rionda per riordinare le idee e ritrovare la freschezza che era mancata nell’ultimo lavoro uscito come Avalanch dal titolo “Malefic Time:Apocalypse”, forse troppo pretenzioso.

Il risultato è un disco particolarmente gradevole, a grandissime linee un mix tra Stratovarius dei bei tempi (leggi Episode/Visons/Infinite), i Symphony X più fluidi e ispirati di “V” e “Twilight in Olympus” e una buona dose di personalità e di tecnica (Rionda è un virtuoso chitarrista dotato digrande gusto).
Al microfono il giovane e bravissimo Israel Ramos la cui voce riesce ad adattarsi perfettamente ad ogni registro, sia che si tratti dei pezzi più tirati che di quelli dove prevalgono pathos e sentimento.

Il cantato è in spagnolo ma non è, o almeno non dovrebbe essere un problema, basta proprio un minimo di apertura mentale per aggirare l’ostacolo.
In generale sono le ariose melodie unite alla velocità, spesso sottolineata dall’intervento -mai invasivo- della doppia cassa a caratterizzare le composizioni.

Ne sono testimonianza le emozionanti “El Lobo y el Arca”, “Dama Oscura” a mio avviso l’apice del disco insieme a “La Penitencia del Noble” o alla elaborata “La Morada del Alquimista” (oltre sette minuti che compongono un vero e proprio romanzo sonoro). Ci sono anche rocciosi mid-tempo (“Divina Providencia”, “Aliento”) ed una toccante ballad che omaggia la sonata per piano nr. 14 di Beethoven (Claro de Luna).

Molto curati gli arrangiamenti: parti orchestrali, fughe e contrappunti che con discrezione e classe sottolineano e impreziosiscono ogni ritornello.
Struggente e malinconica, in linea con le tematiche dell’album, la copertina, disegnata dal collaboratore e amico Luis Rojo.

Il Cd non è ancora distribuito in Italia: è comunque possibile farsene un’idea precisa attraverso audio e video postati sulla pagina web ufficiale del gruppo (http://www.albertorionda.net/musica/)

 

Cesare Macchi

 

 

ALQUIMIA BAND

 

 

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