Recensione: Always

Di Fabio Vellata - 15 Aprile 2010 - 0:00
Always
Band: Stage Dolls
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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72

Nei gloriosi anni ottanta, epoca dorata di grandi successi per hard rock ed AOR, c’erano anche loro.
Conterranei dei magnifici TNT, dalla forte accezione melodica ed un gusto decisamente europeo per le composizioni, gli Stage Dolls furono – almeno nel corso della stagione di punta, intercorsa tra il 1983 ed il 1988 – una delle massime espressioni di un modo di far musica del tutto particolare, divenuto poi rinomato con la classica targa di “Scandi-rock”.
Tramutatisi poi nel corso del tempo in una realtà meno affermata al di fuori dei confini nazionali – uno dei pochi casi di autentici “profeti in patria” – gli Stage Dolls conobbero, come tanti, un periodo di appannamento ed incertezze, dissipato solo nel 2004 con l’uscita dell’ottimo “Get A Life”, album che per il terzetto di Trondheim sanciva un ritorno inaspettato ed in grande stile.

Di certo non da annoverarsi tra i gruppi più prolifici del pianeta, Torstein Flakne e soci hanno poi impiegato altri sei anni per fornire un seguito al nuovo corso intrapreso, giungendo in questo 2010 alla pubblicazione del settimo sigillo di una carriera sin qui prestigiosa, ma non esente da alti e bassi.
“Always”, disco dal titolo suggestivo ed in certo modo emblematico, riassume in se tutte le caratteristiche di un percorso musicale quale quello sinora descritto. Molto ben prodotto, suonato in modo inappuntabile, ma non sempre ispirato ed incisivo come atteso da un nucleo d’artisti navigati e di cotanta maestria. In una sola parola, altalenante.

Nulla da dire, infatti, sull’eccellente profondità dei suoni messa in campo, né tanto meno possibile muovere critiche in merito alla prestazione dei singoli, frutto di grande bravura e di lunga e comprovata esperienza. È il complesso dei brani offerto che, pur senza prestare il fianco a grosse perplessità di sorta e fatta salva una bontà formale priva di particolari appunti, pare talora latitare dal punto di vista del coinvolgimento in senso stretto, limitandosi ad una visione manieristica condita da grandissimo mestiere, in cui – a volte – scarseggiano le emozioni vere.

La partenza affidata all’accattivante AOR della title track inaugura l’album sotto i migliori auspici, riassumendone tutte le caratteristiche peculiari. Produzione cristallina, linea melodica avvolgente e tutt’altro che ruvida, un songwriting ben lontano da vette d’originalità assoluta, ma ad ogni modo appropriato per uno stile compositivo scorrevole e dalla facile familiarizzazione.
Un insieme in altri termini, d’elementi adatti nel costruire una serie di tracce agili e di facile ascolto, in cui non sono i sussulti adrenalinici o un’aggressività marcata a dettar legge, quanto piuttosto, un taglio morbido e soffuso, certamente gradevole ma non destinato ad incidere in maniera davvero decisiva e concreta.

D’indubbia classe lo stile rilassato delle oniriche “Raining On A Sunny Day”, “Eye Of My Heart” e “My Strangest Friend”, le aperture solari delle westcoastiane “Highway’s Open” e “Better Off Pretty” ed il country “high tech” di “Where The Black Top Ends”, complesso di canzoni non da guinness ma di levatura più che dignitosa. Meno fascinosi i frangenti propriamente “rock” come “Rollin’” e “Saturday Night”, invero un po’ stiracchiati, sono tuttavia solo un paio, i passaggi di autentica caratura superiore. Oltre alla già citata “Always”, posta in esordio, si evidenzia la notturna ed evocativa “Taillights”, pezzo che – per chi li ricorda – un po’ rimembra l’approccio originale ed a tratti immaginifico degli Storming Heaven.

Album piacevole, ben interpretato come da tradizione e dai suoni eccellenti che, con il minimo sforzo, molta semplicità e qualche idea azzeccata, porta a casa un risultato più che positivo, sufficiente a confermare la buona salute di una cult band dello scandi Aor come gli Stage Dolls.

Non esistono gli estremi per definirlo un passaggio fondamentale della stagione, ma la prossima volta che vi capiterà di affrontare un lungo viaggio in automobile portatelo con voi: saprà farvi ottima compagnia.

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Tracklist:

01.    Always
02.    Raining On A Sunny Day
03.    Rollin’
04.    Highway’s Open
05.    Eye Of My Heart
06.    Better Off Pretty
07.    Taillights
08.    Saturday Night
09.    Where The Blacktop Ends
10.    My Strangest Friend

Line Up:

Torstein Flakne – Voce / Chitarra
Terje Storli – Basso
Morten Skogstad – Batteria
 

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