Recensione: Amaranth
Dopo il successo virtuale di Eva, i cui proventi sono andati in beneficienza ad un’associazione che si occupa della tutela dei bambini, la Nuclear Blast torna all’attacco rilasciando il secondo singolo dei Nightwish, Amaranth, che anticipa di qualche settimana Dark Passion Play, previsto per fine mese.
Amaranth si propone di valorizzare la voce di Anette Olzon, che in questo contesto si misura con un brano molto più spinto del singolo precedente, e vuole confermare la bontà delle nuove composizioni di Tuomas Holopainen: entrambi i casi sono soddisfatti da una canzone che non delude attese ne aspettative.
AMARANTH
La copia promozionale in nostro possesso contiene la radio edit (brano tagliato di una trentina di secondi) e la versione ufficale che ascolterete nell’imminente full length degli scandinavi. Holopainen, nelle più recenti interviste, ha già confermato che la scelta del secondo singolo è ricaduta sul brano più “commerciale” di Dark Passion Play, un pezzo che ha nella sua radice una sfacciata venatura pop e un ritornello ultra leggero che ricorda vagamente i The Corrs del periodo Breathless. E’ un peccato? Non direi proprio.
I Nightwish ripropongono quel sound ridondante di classe e gusto melodico di cui rimangono primi attori e benchè non siano presenti le iniezioni vocali di Marco Hietala o l’esibizionismo strumetale di Emppu Vuorinen, ci si lascia ipnotizzare dalla melodia delle tastiere di Tuomas e coccolare dalla voce sottile di Anette che, in ogni caso, sembra essersi inserita nel migliore dei modi. E il ritornello è di quelli che ti rincorrono nei sogni.
E’ ancora troppo presto per affrontare il tema (scottante) del cambio di line up più discusso degli ultimi tempi, inoltre, è inutile lanciarsi su conclusioni affrettate: limitiamoci a gustarci Amaranth (il voto che vedete in basso si riferisce esclusivamente al singolo) e cominciamo a “fregarci le mani”: Dark Passion Play è alle porte.
Gaetano Loffredo