Recensione: Amnesia
Il gruppo di cui vi sto parlando trova le sue grandi ispirazioni nel trash a cavallo tra gli anni ottanta e i novanta. Quattro tracce di durata superiore ai cinque minuti che non impressionano molto nè dal punto di vista strumentale nè tantomeno per le linee vocali di Amerigo Balatri, ma che tuttavia conservono un minimo della dovuta originalità che non può mancare ad un demo che si rispetti. Poco impressionante il risultato complessivo e poco sfruttata anche la capacità compositiva e la tecnica dei nostri quattro, assolutamente fuori luogo l’utilizzo della tastiera nel panorama essenziale che il gruppo italiano lascia prospettare sin dai primi minuti. Se poi vogliamo soffermarci sui simpaticissimi stacchi in cui il gruppo si diverte quasi ad improvvisare allora è un altro paio di maniche, con semplicità vengono messe in piedi jam guidate dal basso di Zola.
Non mi sento di portare questo lavoro alla sufficienza anche perchè con l’andare del tempo si rivela quasi inascoltabile; il gruppo dovrebbe a mio parere rimodernizzare il proprio songwriting (perchè le idee non mancano) e allo stesso punto condannare i rallentamenti che spesso affievoliscono l’impatto sonoro rendendo monotono l’ascolto. Insomma le carte sono tutte in regola per dare vita ad un disco degno di rispetto, a questa band spetta solo il compito di gestire meglio le proprie potenzialità e dare più agio alle proprie risorse.
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
01. Speedfire
02. They Hold The Key (Red Zone)
03. Stay
04. Eclipse Dimension