Recensione: An Age Undreamt Of…
Crystal City, Missouri, Usa, città dove il tempo si è fermato a venticinque anni fa. Quattro giovanotti di belle speranze rispondenti ai nomi di Howie Roberts, Theodore Ulysses Berry, Valair Ushan e John Blacksmith decidono di creare un gruppo di heavy metal guerresco e si ispirano agli eroi del momento di quel genere musicale. E’ il 1985 e i Cirith Ungol di Ventura, California, hanno già all’attivo due Lp, precisamente Frost And Fire e King Of The Dead. I Manilla Road di Wichita ben quattro, gli Omen viaggiano a quota due, uno solo per i Brocas Helm mentre i vichinghi Heavy Load si stanno apprestando a sotterrare per sempre l’ascia di guerra, dopo aver seminato sangue e watt per oltre un lustro.
I Nostri decidono di chiamarsi Hyborian Steel e creano un logo spartano ma tremendamente efficace che applica severamente tutti i cliché dell’HM al proprio interno. Quindi immancabile il teschio d’ordinanza, la spada e una coppia di asce bene in evidenza. Per quanto attiene la copertina dell’album basta concentrare negli angusti centimetri quadrati a disposizione per un booklet tutto quanto porta ai contenuti del progetto, senza badar troppo alle rifiniture. Ecco allora campeggiare l’obbligatorio guerriero in bella vista a fianco di una “pile of skulls”, altri ammennicoli vari e assolutamente non eventuali, colorazione demodé su base marrone e il gioco è fatto.
Brescia, Lombardia, Italia, anno 2009.
Un indomito personaggio, ben lontano dalle regole del business spinto e ancora animato da una passione viscerale per tutto quanto riguarda l’heavy metal per palati fini, quindi rifuggente dai grandi numeri per le masse, un bel giorno si infila dentro la magica macchina del tempo e si ritrova a Crystal City. Incontra i quattro Hyborian Steel, sente la Loro musica, se ne innamora e decide di pubblicare i nove pezzi che compongono l’album, rigorosamente solo per gli ultras del genere, quindi con la limitazione a 500 esemplari. Prende i dovuti accordi e compie il viaggio a ritroso, immettendo sul mercato An Age Undreamt Of… per la propria Etichetta, la My Graveyard Productions.
Le prime note di del brano Hyborian Steel conducono lungo un viaggio affascinante che termina poco dopo i quaranta minuti di durata attraverso gli ultimi colpi di maglio assestati dalla title track. L’HM maestoso di matrice Eighties scorre a fiumi, fra riecheggi medievali e rimandi ai maestri del genere. La voce essenziale di Howie Roberts corrobora adeguatamente un muro di suono che riecheggia antichi campi di battaglia laddove le mazzate di John Blacksmith convivono al meglio con l’ascia a sei corde di Theodore Ulysses Berry e il basso dell’altro valoroso Valair Ushan. In mezzo a cotanto clangore di spade trova spazio una buona versione di Heavy Metal Heaven, cover dei Signori di Stoccolma Heavy Load. Unico appunto riguardo la produzione, davvero troppo scarna e minimale per un disco targato 2009. Va bene il gusto retrò a tutti i costi che fa tanto vintage ma sono convinto che con un suono migliore pezzi come Hyborian Steel e Bringers Of Chaos, fra gli altri, avrebbero ottenuto ben altro “tiro” e impatto, da aggiungersi al già notevole peso specifico che portano marchiato a fuoco fra i solchi di An Age Undreamt Of… Booklet di sole quattro pagine, con all’interno i testi e nessuna foto della band.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. Hyborian Steel
2. Cimmerian
3. Eyes Of The Serpent
4. Pirates Of The Black Coast
5. M. R. Z.
6. Heavy Metal Heaven
7. Behind The Mirror
8. Bringers Of Chaos
9. An Age Undreamt Of
Line-up:
Howie Roberts – Vocals
Theodore Ulysses Berry – Guitars
Valair Ushan – Bass
John Blacksmith – Drums