Recensione: Screams And Whispers [Reissue]
Con “Screams And Whispers” la Metal Blade conclude la sua opera di ristampa del catalogo della band del Missouri, iniziata con “Suffering Hour” e coerentemente conclusa con questo titolo, l’ultimo degli Anacrusis, datato 1993 ed al quale sono poi seguite solo compilation e una release celebrativa, con un imponente booklet a corredo, che vedeva i primi due platter in ordine cronologico interamente risuonati dalla band, oltre all’aggiunta di bonus track. Come credo di aver scritto già in occasione di “Manic Impressions“, per quanto la discografia degli Anacrusis sia contenuta e compatta, limitandosi solo a quattro album effettivi, non c’è un singolo disco, e all’interno di questi una singola canzone, che non valga l’ascolto, che non meriti attenzione e che non si sia guadagnato nel tempo lo status di piccolo cult del thrash metal. Questo anche perché gli Anacrusis erano una band assai sui generis, alla quale lo steccato di genere è sempre andato particolarmente stretto. Pubblicazione dopo pubblicazione il crescente spirito progressivo e andato via via manifestandosi in modo sempre più prepotente; fatte queste premesse, risulta chiaro che in “Screams And Whispers” la componente prog sia oramai conclamata e paritetica rispetto agli stilemi tipicamente thrash che pure non abbandonano affatto il sound degli americani. Nonostante la carta d’identità indichi St. Louis come luogo di nascita del combo, l’indole degli Anacrusis ha sempre mostrato livree che verrebbe facile attribuire ai colleghi canadesi, ovvero quella speciale attitudine a mescolare robe strambe, oniriche, apparentemente anche astruse e inconciliabili, mantenendo aggressività, nerbo e cattiveria, ma al contempo non facendo del testosterone l’unica ragione di vita o il metro di misura a chi ce l’ha più lungo tra le band della scena.
Agli Anacrusis non è mai importato granché del bosco circostante, loro si coltivavano in completa e totale autonomia, forti di una creatività e di una originalità senza pari. Questo – come spesso accade – ha portato alla poca considerazione da parte dell’audience, abituata a prodotti più immediati, stereotipati e immediatamente incasellabili; così, per un brand come quello dei Voivod che magari ce l’ha fatta, ce ne sono stati molti altri, vedi Obliveon, Mekong Delta o gli stessi Anacrusis che invece sono rimasti confinati nelle retrovie, pur riuscendo a guadagnarsi nel corso degli anni un piccolo seguito fedele, complice la riscoperta e la riproposizione di qualche etichetta filantropica, ad la Metal Blade. “Screams And Whispers” è un ottimo disco, un eccellente disco; c’è chi lo colloca sopra “Manic Impressions“, chi sotto, chi al pari, questioni di lana caprina e – soprattutto – di preferenze soggettive. Non fa molta differenza che posizione abbia in classifica, una classifica tutto interna alla band; sta di fatto che è l’ennesimo lavoro cerebrale, fantasioso, fertile, traboccante ingegno e toccato da una sensibilità fuori dal comune. Ogni traccia ha la sua personalità, per questo motivo una disamina pezzo per pezzo, come fosse un elenco della spesa, ha poco senso. “Screams And Whispers” è al contempo un lavoro da comprendere e metabolizzare nel suo insieme, pur nella consapevolezza che ogni frammento ha vita propria, si inserisce perfettamente nel mosaico complessivo ma conserva una sua individualità spiccata, unica, cangiante ed entusiasmante.
Il taglio delle chitarre è affilatissimo, si rimane a brandelli a fine ascolto, nonostante ciò le improvvise aperture – ora melodiche, ora stranianti e angosciose – creano una serie di contrasti e chiaroscuri che dimenticherete difficilmente. Prendete “Tools Of Separation” se proprio volete un esempio concreto, quante suggestioni sono racchiuse contemporanetamente in un’unica canzone? “Sound The Alarm” è un’apertura perfetta, la sirena che scatena l’inquietudine e accende l’attenzione dell’ascoltatore, da ora in poi niente sarà più come prima. In “Grateful” potrete trovare magari scampoli della genialità dei migliori Coroner, eppure gli Anacrusis saranno sempre e comunque distinguibili tra le possibili eco o influenze che potrete cogliere tra questo o quel momento della track list. Certo, avvertirete i Voivod (“My Souls Affliction“), certo coglierete lo spunto di altre possibili influenze, i Fear Of God, i Believer, i D.B.C. e molte altre band che vi potranno venire in mente e che forse gli Anacrusis non avevano neanche mai ascoltato o conosciuto, ma al quale erano accomunati da un idem sentire, un simile spirito pionieristico, un comparabile azzardo di avanguardia. La ristampa Metal Blade propone 3 bonus track (oltre ad edizioni in vinile colorato), provenienti dal demo propedeutico al disco del 1992. Fate vostro questo pezzetto di glorioso avantgarde progressive thrash, senza indugi.
Marco Tripodi