Recensione: …and Rome shall fall

Di Beppe Diana - 30 Agosto 2002 - 0:00
…and Rome shall fall
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
85

King Howie is returned!!!! E si, “…and Rome shall fall”, segna il come back discografico dei Cauldron Born, creatura musicale del chitarrista/compositore Howie Bantley, il quale, dopo aver dato alle stampe un ottimo debutto discografico a titolo “Born of the Cauldron Born” seguito un anno più tardi dall’acclamato “God of Metal”, che altro non era che una raccolta di brani estratti dai due demo pubblicati dalla band antecedentemente, si ripresenta al pubblico metal con quello che, da quanto ho potuto apprezzare ascolto dopo ascolto, sembra essere il suo album più maturo sotto tutti i punti di vista.

 Un lavoro che, come si evince facilmente dal titolo, si dirama parzialmente su di un concept album basato sulla caduta del Sacro Romano Impero, e che nel suo intero, sembra addirittura essere la giusta colonna sonora per un film storico sullo stile di Ben Hurr, o il Gladiatore.

Come per i presedenti lavori da studio, anche per questo nuova fatica discografica, il buon Howie ha deciso di cambiare cantante affidando le linee melodiche al giovane talento David Louden che, con la sua fantastica timbrica vocale ed il suo sapersi quasi intercalare nelle vesti dei personaggi narrati nelle varie songs, risulta sicuramente l’arma vincente dell’intero album.

Otto tracks di corrosivo epic metal allo stato puro, venato da leggere incursioni in territori più dardeggianti tipiche di molte formazioni americane di metà eighties come Steel Assassins o Warrior , band dalle quali i nostri sembrano aver tratto insegnamento.

Si, credo proprio che, nell’ottica in cui è stato concepito, questo sia proprio il platter atteso dai molti fans oltranzisti della band, un album che può veramente far compiere ai Cauldron Born il sospirato salto di qualità verso l’Olimpo dei nomi che contano, infarcito com’è di ottime composizioni che, a livello lirico, rispecchiano fedelmente le passioni e gli interessi verso certe tematiche oscure, ed in parte anche anti-cristiane, del loro leader.

Come al solito i nostri ci concedono poche aperture melodiche ad effetto, se si esclude l’inno da battaglia “By the axe i Rule” o la dirompente “Finder of the black stone”, basando tutto il loro apporto sull’assalto frontale dei riffs perpetrati da un Howie Bentlay davvero in stato di grazia, come si evince dalle note della terrificante “Blood death in Arena” maideniana sino al midollo, o dell’indistruttibile “People of the black circe”, song stranamente concepita per l’album d’esordio, ma che ha visto la luce solo su questo platter.

Che dire in più su un disco che entusiasma in tutti i sensi? Epic metal inteso come filosofia e forma di vita, voluto e desiderato per tanto tempo, suonato con il cuore e col sudore, proprio some si faceva tanti anni fa. “Accattatevillo”

 

Ultimi album di Cauldron Born