Recensione: And The Battle Begins… [Reissue]
Correva l’anno 1991 quando I Rebellion, giovane band americana di belle speranze con già un EP alle spalle, incidevano questo “And The Battle Begins…”. Purtroppo in quel periodo già altri generi catalizzavano l’attenzione di pubblico e critica e così l’epic metal ricercato dalle sonorità tipicamente nwobhm dei Rebellion non trovò il giusto seguito e da lì a poco la band si sciolse. Da allora solo i pochi possessori dell’originale musicassetta hanno potuto ascoltare l’inizio della battaglia… finora almeno. Sì, perché recentemente ci ha pensato Cult Metal Classics Records a ristampare questo disco attraverso un’operazione di quelle che si amano o si odiano… proprio come questo album che, oggigiorno, può essere visto come una bieca manovra commerciale, come una completa perdita di tempo o come l’opportunità di godere di una chicca perduta del passato. Il discorso qui si fa complesso ma, per farla breve, un lavoro come questo va ascoltato e giudicato rigorosamente calandosi nell’epoca in cui è stato composto e in quest’ottica è una proposta assolutamente valida. Questi americani si proponevano in una formazione numerosa ma adatta alla complessità e alla varietà dei loro brani. Abbiamo Ed Snow (no, a dispetto di quanto suggeriscono nome e cognome non è l’ennesimo bastardo di casa Stark) alla voce, Eric Andree come axeman, Mike Doyle alla seconda chitarra, Mike Moriera a picchiare sulla batteria, Greg Andree al basso e, per finire, Christopher St. Pierre alle tastiere.
L’album è, come detto, un bel tuffo nel passato ad iniziare dalla lunga title track “And The Battle Begins…” che fin dall’intro, per altro riuscitissima, stende il tappeto di misticismo ed epicità su cui poggerà tutto l’album. Dopo poco più di due minuti si inizia a fare sul serio: suoni taglienti alla Iron Maiden, ritmiche avvincenti, melodie articolate e una struttura intricata degna di un pezzo prog coinvolgono immediatamente l’ascoltatore. Genio e sregolatezza anche nella breve “Do Or Die”, che mette in evidenza soprattutto la bontà della sezione ritmica e le doti vocali di Snow. E arriva la prova della power-ballad che i nostri affrontano con “Alone In The Night” in cui i chitarristi si scatenano, ma di nuovo è il cantante a fare faville, a tratti anche esagerando un po’. Ancora una lunga intro, articolo in cui i nostri dimostrano di essere maestri, introduce “Crying Out” un brano particolare, cui manca forse solo un po’ di mordente, non centrando del tutto le ottime aspettative che invece si creano durante l’ascolto. A mantenere tutte le promesse invece è la breve “Fallen Angel”, che riporta alla memoria alcuni classici della vergine di ferro, e tra i cambi di tempo, di ritmo e la prestazione maiuscola dei chitarristi, mette in mostra tutti gli elementi di un grande pezzo. Gli stessi ingredienti li ritroviamo anche in “Only Time Can Tell” che però non riesce a concretizzarsi in un brano del tutto convincente. Il bersaglio è però sfiorato di pochissimo perché il brano è lungo, articolato e i nostri danno gran prova di sè, dimenticando solo di dare quel colpo di grazia che invece ci si aspetterebbe. Morde invece e con cattiveria, la successiva “Die By The Sword” che racchiude tutto lo stile di questa band, riassumendo in circa quattro minuti quanto di buono mostrato dai nostri finora, ovvero variegate melodie, tecnica velocistica, capacità di comporre brani complessi, magistrali crescendo da infarto e sorprendenti soluzioni stilistiche. Gli stessi elementi con cui i nostri hanno infarcito anche la successiva “He Walks Alone”, che al suo interno è talmente eterogenea da risultare perfino difficile da definire/inquadrare. Probabilmente “geniale” è un aggettivo che potrebbe calzarle. Più “regolare” la seguente “Road To Freedom” una metal-marcia inframmezzata, come di consueto per i Rebellion, da parti lente a forte impatto emotivo. E a proposito di atmosfere e struggimenti eccoci a “Lonely Child”, un mid-tempo evocativo che ci lascia con la pelle d’oca per la grande intensità che sprigiona da ogni nota. Di nuovo da sottolineare l’opera dei chitarristi e del cantante. Finale al fulmicotone con “Demons Of Darkness”, una metal-cavalcata inusuale che fa dell’originalità la sua arma migliore. Superflui gli effetti sonori lasciati negli ultimi secondi di silenzio del disco.
In definitiva questo “And The Battle Begins…” è una piccola perla. Certo, non è perfetto e presta il fianco a critiche soprattutto alla voce “sound”, che avrebbe potuto essere anche più massiccio e meno affilato. Produzione, che nonostante il recente remastering in digitale risente dell’età, e mixaggio con la voce spesso fin troppo “presente”. I Rebellion invece NO: oggi come allora ad una band all’esordio non si può davvero chiedere di più. Alcuni brani a volte danno la vaga sensazione di non riuscire ad affondare il colpo e rimangono leggermente “sospesi” senza concretizzarsi fino in fondo, ma al di là di questo il combo dà prova di grande maestria tecnica, qualità compositive rare ancora oggi e gusto nel dosare cattiveria e melodie originali in strutture talvolta addirittura sorprendenti. Tutto questo rende la fruizione del disco impegnativa perché, per goderne appieno la complessa teatralità, bisogna ascoltarlo attentamente e coglierne le mille sfaccettature proprio come fosse un disco progressive. E allora cosa è mancato? Il tempismo: sfortunatamente i nostri hanno dato alle stampe questo lavoro nell’anno in cui uscì “Smell Like Teen Spirit” ovvero quando la “rebellion” la stavano già portando avanti altri sotto la bandiera di ascolti che avevano nell’immediatezza il loro cardine principale. Se non fosse stato per questo sono sicuro che non ci saremmo dimenticati dei Rebellion e dopo questo “And The Battle Begins…” la battaglia sarebbe andata avanti ancora a lungo!!!