Recensione: And the Forests dream eternally
A sapere che sarei dovuto tornare sugli albori della storia dei Behemoth magari mi sarei tenuto qualche aneddoto della biografia polacca di Adam Nergal Darski da parte, invece di usare tutto per le recensioni di “Sventevith (storming near the Baltic)” e “Grom“. Così non è, ma resta il fatto che la scelta della loro label, la Metal blade, di pubblicare una nuova versione di “And the Forests dream eternally”, ci mette in condizione di operare un doveroso recupero.
“And the Forests dream eternally” è infatti l’Ep di debutto della band polacca, al tempo formata dai teenager Nergal e Baal. Ep di debutto che segue di poco il primo album, lo “Sventevith” di cui sopra, ma anche (ben) 5 demo registrati tra il 1992 e il 1995. Ora, nel susseguirsi di demo, si era potuta notare l’evoluzione del gruppo di Gdynia, fondato da un Nergal 15enne. Gruppo che con questo Ep, uscito quando il Darski di anni ne aveva ben 18, diede prova di essere giunto a maturazione, almeno per quanto concerne il suo percorso in ambito black.
Ora, prima di inoltrarci nelle foreste sognanti, una cosa da sottolineare è che, 25 anni fa, quel primo demo dei Behemoth uscì sotto l’egida di una label italiana, la Entropia productions.
Detto ciò, come anticipato, “And the Forests dream eternally” è una release che mette in evidenza tutte le qualità che i Behemoth avevano già mostrato nel loro album di debutto, mettendo sul piatto un black metal sì classico, ma con alcuni spunti personali. L’idea è che i nostri (escludendo l’opener “Transylvanian Forest”) abbiano voluto includere in questo Ep dei pezzi che, per motivi a noi ignoti, non erano finiti su “Svanthevit”. A cominciare da “Moonspell Rites”, autentico cavallo di battaglia dei primi anni della band polacca, e proseguendo con “Sventevith (storming near the Baltic)” che, chiamandosi così, probabilmente nelle intenzioni della band avrebbe dovuto essere la title-track del primo full-length.
Non lo sapremo mai, fatto sta che “Sventevith (storming near the Baltic)” è un pezzo ambizioso e che in effetti in quell’album non ci sta molto bene, ricco com’è di cambi di ritmo assai forzati e improvvisi (i brani di Svanthevit si segnalano soprattutto per la loro linearità che ha quasi un che di malinconico). Discorso simile si potrebbe fare per la successiva “Pure evil and hate”, autentica mattonella di black and roll: un pezzo bellissimo, ma forse un po’ troppo veloce per il disco di debutto. Totalmente adatta a “Sventevith” è invece la quinta ed ultima “Forgotten Empire of Dark Witchcraft”, brano lento e guidato da un malinconico riff semiacustico.
Tralasciando i confronti tra Ep ed album, “And the Forests dream eternally” mette in mostra 5 ottime composizioni di black tipicamente novantiano, con gli ultimi due pezzi (oltre ovviamente a “Moonspell Rites”) che sono due autentiche gemme.
In questa nuova ristampa, la Metal blade ci mette poi un secondo cd con dei pezzi live presi qua e là, dal Brutal Assault del 2016, ad alcune registrazioni inedite dei primi anni ’90 (e inedite potevano anche restare, data la qualità, ma vabé). Un’operazione che non toglie nulla e non aggiunge nulla, se non minuti di durata. Ma comunque si apprezza lo sforzo di aver voluto dare qualcosa in più ai fan. Certo, sentire altre tre volte “Moonspell Rites” e altrettante “Transylvanian Forest” non è esattamente il massimo. Sicuro però potrete apprezzare l’evoluzione del gruppo.
In definitiva, comunque, “And the Forests dream eternally” è una tappa importante del periodo Black dei Behemoth, quasi una sorta di supplemento a “Sventevith”. Se siete tra quelli che, come il sottoscritto, preferiscono la band polacca com’era agli esordi, non fatevelo scappare.