Recensione: And The Laughter Has Died

Di Marco Sanco - 8 Settembre 2009 - 0:00
And The Laughter Has Died
Band: Unleashed
Etichetta:
Genere:
Anno: 1991
Nazione:
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75

Nihilist. Viene in mente subito questo monicker leggendario quando si pensa agli Unleashed e, più in generale, alla storia del death metal. I Nihilist furono il fiore, dal cui polline nacquero giardini pensili di Babilonia come Entombed e Unleashed. Esattamente come dai Carnage provennero i Dismember e un Michael Amott che si recò sulle rive di Liverpool a rendere grandi i Carcass. Nulla è frutto del caso, come si può vedere. E prima di giungere alla pubblicazione del primo full-length della carriera molte band attraversano miriadi tra peripezie, tribolazioni e riassetti nel line-up. Così avvenne nel lontano ’89, quando il bassista Johnny Hedlund decise di abbandonare i Nihilist (già in piena ascesa) e di andare a formare assieme a Tomas Masgard, Anders Shultz e Fredrik Lindgren i “suoi” Unleashed. Mosse del genere sono talvolta risultate deleteree per molti artisti, ma la buona stella degli amanti del buon Death per fortuna non volle così. I primi vagiti di questa band sono raccolti in questa edizione su cd del loro primo EP And The Laughter Has Died, in cui viene inserito tutto il materiale demo precedente al primo full-lenght Where no Life Dwells.

The Utter Dark, …Revenge, lo split In the Eyes of Death (nel quale compaiono anche Asphyx, Tiamat, Grave e Loudblast) e la versione su nastro di And the Laughter Has Died sono i demo che compongono questo cd. Tutto materiale registrato a cavallo tra il ’90 e il ’91. Contrariamente a quanto in apparenza possa sembrare per un demo, la qualità di registrazione è elevata e una lieve pecca è riscontrabile solo nella quarta traccia, Unleashed, e ciò, lo dico a livello di gusto personale, non fa che rendere ancor più affascinante questo materiale. Nonostante gli Unleashed siano un’altra band, in queste prime tracce si odono ancora echi di provenienza Nihilist. Lo stile e l’attitudine però sono molto più aggressivi, il growl di Hedlund è molto più profondo e rabbioso (con momenti gutturali che ricordano i primi Carcass) e vi sono arrangiamenti che possono ricordare i primi Xecutioner/Obituary, con improvvisi rallentamenti che fanno da ponte per sfuriate veloci e potenti (è il caso specialmente della traccia sette, Violent Extasy). Si può dire che queste sette tracce già costituiscono l’ossatura del primo full-lenght della band, perché The Dark One, If They Had Eyes, Dead Forever, Unleashed, Where Life Ends e Violent Extasy compariranno poi tutte in Where No Life Dwells, confermando un must comune a tutte le band degli albori del Death scandinavo: il nascere già grandi. Sì, perché mentre fino a quel momento suonare Metal estremo in Svezia (e forse anche in tutta Europa) significava avere un hobby e nulla più, con Entombed, Unleashed, Grave e Dismember si potè passare ad un livello molto più professionale (come già avveniva oltreoceano) e il seme del Death scandinavo potè girare il mondo e diffondersi, potendo oggi vantare molti tentativi d’imitazione. A chi piace lo swedish, questo materiale non potrà che piacere. Proviene dalla stessa fonte pura che lo vuole crudo e seminale, suonato in ogni minima parte senza l’ausilio del ben che minimo effetto o campionamento, con soli veloci e riff incalzanti a tempestarci. La sua peculiarità però è che qui il basso lo si può apprezzare molto di più, anche di tecnicismi parlando, perché Hedlund è un bassista e voleva far sentire anche la sua impronta (o almeno questa è l’impressione che se ne può avere). Questa decisione non toglie assolutamente nulla e non possiamo di certo considerare queste tracce inferiori ai primi materiali di Entombed, Dismember e Grave.

Verso la fine degli anni ’90 ognuna delle band degli albori del Death ebbe le sue belle peripezie. Anche gli Unleashed non furono da meno. Nel ’97 pubblicarono Warrior, dopo il quale seguì una pausa di ben cinque anni. Già prima di questo disco, uno dei membri fondatori, Fredrik Lindgren, aveva abbandonato la band e fu rimpiazzato da Fredrik Folkare, che ancora oggi fa parte del quartetto. La classe non è acqua e nella totale assenza di novità rilevanti e apprezzabili (escludiamo i polacchi) nel metal estremo, dal 2002 in poi ognuna di esse ha ritrovato nuova linfa, specialmente quelle svedesi. Nel 2008 gli Unleashed hanno pubblicato Hammer Battalion, che è stato molto ben accolto dalla critica e che ha dato un forte contributo a mantenere viva la fiamma del Death “norreno”, facendo risultare i quattro capitanati da Hedlund una delle realtà più mature e in forma di questi anni.

Marco “Dragar” Sanco

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Tracklist:

1.    The Dark One
2.    If They Had Eyes
3.    Dead Forever
4.    Unleashed
5.    Where Life Ends
6.    The Utter Dark Revenge
7.    Violent Extasy  

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