Recensione: And the Worst Is Yet to Come
Nuovo album per i nostrani thrasher Hyades, dopo l’ottimo esordio sulla lunga distanza rappresentato da “Abuse your Illusion” nel 2005.
Le coordinate stilistiche su cui i nostri si muovono non sono cambiate, infatti anche in questo nuovo “And the Worst is yet to Come” è sempre il buon Thrash stile Bay Area a farla da padrone, come ben dimostrato da “Buried in Blood”, canzone che segue a ruota la breve title track strumentale che apre il disco, che fa dei ritmi serrati e del riffing violento i suoi punti di forza, così come degni di nota sono i cambi di tempo che ne caratterizzano l’andamento.
Dico fin da subito che a mio modesto parere di gruppi Thrash davvero validi ne sono rimasti pochi, e vi assicuro che gli Hyades fanno parte di questa cerchia ristretta, per dimostrare quello che sto dicendo direi che basta ascoltare delle vere e proprie mazzate del calibro di “Uncoform #756”, che picchia con la violenza di un martello pneumatico, “New World War”, in cui le chitarre del duo Lorenzo Testa e Marco Negonda ripercorrono le gesta del mitico H-Team di “Exodussiana” memoria, la splendida “Pharmageddon”, che grazie al suo incedere roccioso potrebbe tranquillamente essere accusata di “istigazione al pogo”.
Ci sono poi episodi più particolari, che vanno a donare varietà ed interesse al disco, infatti canzoni come “Elzn”, che pur mantenendo una chiara matrice Bay Area Style ha nel suo songwriting un qualcosa che mi ha riportato alla mente band come i Metal Church o i Vicious Rumors, “Skate Addiction”, che è sicuramente una Thrash song fatta e finita, ma che assimila nel repertorio della band influenze quasi hardcore, quello di band come gli S.O.D o i D.R.I, davvero da urlo poi è il break centrale, da spaccarsi il collo!
I veri higlight del disco sono però a mio parere “Megamosh”, “Disposable Planet” e “Wops Still Thrash”, tre brani che a mio parere incarnano al meglio quelle che sono le qualità e le potenzialità del gruppo, cioè una grande capacità di scrivere canzoni che non sono sicuramente originali, e non fanno nulla per esserlo, ma che riescono ad avere una personalità forte e chiara, cioè quella dote che, secondo me, manca alla stragrande maggioranza dei gruppi che girano ultimamente, e scusate se è poco.
Tecnicamente la band si attesta su livelli più che buoni, soprattutto il batterista Rawdeath è davvero qualcosa di spaventoso per potenza e tecnica, le due ascia dei già citati Testa e Negonda fanno un lavoro più che egregio in fase ritmica, mentre in quella solista non ci sono acuti degni di nota, nonostante la parte solista risulti sicuramente apprezzabile, buono anche il lavoro di Rob Orlando al basso, che senza mai strafare riesce comunque a donare a tutti i brani la potenza ritmica di cui necessitano, e di Marco Colombo alla voce, che grazie alla sua voce sporca e cattiva e il cantante perfetto per le canzoni degli Hyades.
I suoni sono di buona fattura, peccato che il rullante sia stato mixato troppo basso rispetto al resto, così come forse anche la voce avrebbe dovuto avere un volume leggermente più alto, in modo da poter meglio risaltare, ma oltre a queste piccole pecche credo sia giusto segnalare come le due chitarre, il basso e soprattutto la cassa della batteria possono godere di suoni davvero molto belli, mai troppo puliti ma perfetti per un gruppo che fa del Thrash Metal il proprio trademark.
La proposta musicale degli Hyades mi ha fatto pensare agli Anthrax in versione Bay Area, una proposta musicale che come ho già scritto non fa dell’originalità il suo punto forza, ma ricerca la sua forza nelle proposte del passato senza risultare mai per questo superata, io sono assolutamente convinto che se un gruppo come i Forbidden, tanto per citare un nome a caso, tornasse sulle scene con un disco del genere si griderebbe al miracolo, e allora perché non gridare quando a fare un disco come “And the Worst is yet to Come” è un gruppo italiano, tutto sommato nuovo e con delle idee che farebbero invidia ai cosiddetti grandi?