Recensione: And Then It Got Ugly

Di Alessandro Zaccarini - 10 Marzo 2007 - 0:00
And Then It Got Ugly
Band: Rhino Bucket
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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76

Dedicato a tutti quelli che amano gli Ac/Dc, da Van Nuys, California, il quarto disco da studio dei Rhino Bucket, band che ha pasteggiato a pane e Powerage per tanti anni, e che oggi posa la quarta pietra di una costruzione che somiglia sempre di più a un monumento di devozione assoluta verso la band dei fratelli Young.

Formati nel 1987, due dischi nel 1990 e nel 1992 poi lo split nel 1994 a seguito del poco successo di ‘Pain’ (sul quale suonò anche Simon Wright, batterista degli Ac/Dc tra il 1983 e il 1989). Il colpo di grazia, un po’ come per tante band hard e Aor, venne dall’invasione in suolo americano del grunge.

Nel 2006 il ritorno, con questo ‘And Then It Got Ugly’, per dimostrare che un certo tipo di rock può assopirsi, magari nascondersi, ma morire, quello mai.Tra vecchie amicizie sonore e il solito sfacciato omaggio agli Ac/Dc, i Rhino Bucket hanno dato vita a undici nuovi brani. Undici pezzi che non nutrono nessun pudore a clonare geneticamente canoni e convinzioni musicali della band australiana, sia in fase Scott che in era Johnson, con un occhio di riguardo per le influenze più blues e i fraseggi chitarristici del buon Angus.

Le uniche distanze dai fratelli Young & Co la band le prende in chiusura con I Was Told, ballata un po’ blues e un po’ country dove a dettare i riff c’è una chitarra acustica, scelta musicale che gli Ac/Dc non hanno mai fatto… o meglio sono sempre riusciti a tenere lontani dalle stampe ufficiali (a voi il compito di cercare tra i tanti aneddoti della band…).

I Rhino Bucket si impongono ancora una volta come cloni veri e propri della loro musa ispiratrice; se questo non vi infastidisce e siete invece convinti che l’importate sia che nel dna dei pezzi ci siano marchiati quei cinque caratteri infuocati, i Rhino Bucket ancora una volta fanno al caso vostro.

Don’t Bring Her Down, Smile e Monkey Boy Highway sono lì per farvi ondeggiare il sederone e, per restare in tema di citazioni, agitare la gamba…

Tracklist:
01. Welcome to Hell
02. Dead and Well
03. Don’t Bring Her Down
04. Monkey Boy Highway
05. Smile
06. Word
07. Hammer and Nail
08. Invisible
09. She Rides
10. Blood Sweet and Beers
11. I Was Told

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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