Recensione: Andacht
Una goccia d’oro in un mare di mediocrità: questo è Andacht, ultimo (tristemente pare che sia definitivamente l’ultimo) capitolo di una discografia quasi perfetta, quella dei tedeschi Lunar Aurora.
Andacht attinge a quella stessa ispirazione che aveva caratterizzato la band in passato, variandone leggermente la formula ma confermandone la vena pressoché unica, la capacità di interpretare il verbo black metal atmosferico in modo da non snaturare con esso la vena maligna che questo genere porta nel proprio DNA, senza potersene scindere.
La caratteristica basilare della band è quella di saper condurre la propria musica su due binari paralleli e assolutamente complementari: quello del black tout court e quello dell’ambient “liturgico”, caro soprattutto a certi ambienti nordici (Cold Meat Industry, ovviamente, su tutti). I pezzi mantengono infatti una struttura assolutamente BM, ma riescono a sovrapporvi (o meglio, ad inserirvi come background) suoni di derivazione atmosferica dal sicuro effetto: si passa dai canti gregoriani di Glück o di Der Pakt all’ambient più canonico di una Dunkler Mann, per esempio.
Ciò che però pervade l’intera opera e ne consacra il valore è la spiritualità che si respira ad ogni singolo passaggio di questo album: quanti CD, ormai ridotti a semplici supporti inscatolati e confezionato col packaging più ‘grim’ possibile vediamo passare ogni giorno senza che nemmeno uno di loro lascio il segno nella nostra memoria? Tra di questi si situano però perle che gli appassionati sanno scovare, come quelle dei Negura Bunget (Om su tutti) e, pur su un piano differente, proprio Andacht, con la sua emotività così enfatizzata, con riff che si imprimono a fuoco nell’ascoltatore: certi mostri sacri hanno sempre sognato di scrivere un riff come quello che apre l’album nella sua geniale semplicità, ne sono sicuro.
Il gruppo soddisfa poi, va detto, anche le esigenze di chi vede l’apertura ad un “grande” pubblico come un tradimento delle intenzioni del BM: cosa non del tutto sbagliata, se non altro per le statistiche che si potrebbero ricavare dai risultati effettivi di operazioni del genere. Non c’è pericolo, Andacht e i Lunar Aurora sono ancora troppo profondi, troppo intimi per poter soddisfare gli appetiti di chi si sta inconsciamente abituando ad una musica sempre più usa-e-getta. Un disco simile trova facilmente spazio in un’ipotetica sezione “elite” della discografia di ciascuno, facendosi facilmente largo tra decine di album: “improvvisamente tutto sembra più vecchio”, diceva un recente spot televisivo.
Chi ha coraggio di lasciarsi coinvolgere dall’estremismo, dall’intelligenza, dalla pura capacità artistica non dovrebbe quindi esitare nemmeno un istante nell’acquistare un album come questo, il cui miglior tributo è solo un ascolto dedicato ed attento.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Glück 11:09
2. Geisterschiff 07:53
3. Dunkler Mann 08:39
4. Findling 09:44
5. Der Pakt 07:56
6. Das Ende 08:38