Recensione: Andralls

Di Lucia Cal - 24 Dicembre 2009 - 0:00
Andralls
Band: Andralls
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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70

1972, São Paulo, Brasile: l’imponente Andraus Building viene divorato dalle fiamme di un catastrofico incendio che causò la tragica scomparsa di diversi dipendenti intrappolati al suo interno: “Le persone saltarono dalla cima dell’edificio verso la morte perché non c’era alcuna via di scampo. La band rappresenta la forza di quel fuoco”. Stoccate dure, dirette, coincise: ecco il biglietto da visita degli Andralls, band brasiliana che si genera nel lontano 1998 imbevuta dalla veemenza assassina della tragedia dell’Andraus Building, sfoderando fin dagli inizi una grinta killer riversata nell’aggressività di genere che loro stessi amano definire l’unico vero “Fasthrash”  Metal.

In più di dieci anni d’attività si costruiscono una carriera costellata da successi notevoli, a partire dal primo studio album “Massacre, Corruption, Destruction…”, registrato e mixato tra 1999 e 2000. Le cose sembrano funzionare, invece il lancio della release coincide con la dipartita del batterista Gustavo Pinheiro, che alza un prepotente obbligo di fermata sull’attività live della band lasciando il progetto in una  situazione di stallo per circa un anno.  Fortunatamente la svolta arriva con il drummer  Alexandre Brito e rimessi in moto gli ingranaggi si esibiscono come openers delle heavy metal icons Judas Priest (2001), mentre la situazione decolla e registrano il secondo studio album “Force Against Mind” (2002) per Marquee Records, dato alle stampe in Europa grazie a Mausoleum Records (2003). Le produzioni della band si moltiplicano tra CD live, videoclip, intensa attività on stage che li vede impegnati in alcuni degli eventi più significativi del  Sudamerica e l’uscita di “Inner Trauma” nel 2005, album che analizza in ogni track il leitmotiv della paura e dei differenti tipi di inquietudini che attanagliano l’individuo. Osannata come i “Sepultura of the New Millennium”, la band, fresca di nuova formazione dopo l’abbandono del vocalist e chitarrista Alex Coelho e l’arrivo di Cleber Orsioli, presenta l’ultima fatica studio dall’omonimo titolo “Andralls”.  E’ un lavoro che senza troppi preamboli getta con “Two Side” in un marasma di suoni martellanti sulle incudini di strumenti che forgiano note incandescenti,  grooving secco e tagliente che duella contro un solido muro di suoni costruito da un drumming vicino agli stilemi death mentre le velocissime scale d’assolo schiaffano tutta la cattiveria di un pezzo che inneggia attraverso un growling forsennato alla dualità della natura umana e a come le scelte tra il bene e il male possano influenzare la vita degli individui.
Leggero cambio di registro, partiture di poco dissimili dal pezzo precedente, ed ecco come “Crosses shall Burn” comincia a percuotere in testa le ossessioni  di una rabbia che esprime un mondo soffocato nell’agonia causata dalla subdola ipocrisia religiosa e dai suoi fallimenti nella società: ritmo in costante up tempo espresso dalla tempesta di un  refrain ripetuto nel continuo tormento sonoro che trincia le ritmiche rovesciando una scarica di dardi letali sugli idoli di una società marcescente.
In the Eyes of the Killer” crea un buon stacco ritmico attraverso un intro costruita da catchy riffs  che si legano a un grooving non troppo originale, aprendo quasi subito i battenti al consueto spasmodico “Fasthrash”. Tuttavia l’insieme comincia a suonare un po’ troppo ripetitivo soprattutto per quanto riguarda le partiture costellate da riprese dei medesimi riffs; anche la significatività dei testi si stempera lentamente in un mero sfoggio di volgarità facinorosa e feroce come in “You mean Shit”  in cui il crudo refrain “Fuck you, you mean shit”  propinato senza sosta banalizza la track mescolando buoni interventi come il lavoro al basso di Eddie C., a tematiche piuttosto adolescenziali senza spessore.

Le tracks cominciano a scorrere lasciando poco di sé, sfoggiando un sound caratterizzato da una prepotente brutalità interpretativa che tuttavia pecca a livello compositivo: sembra che il trio spesso lavori attraverso una selezione eclettica di soluzioni già proposte accostandole, senza tuttavia ricreare l’atmosfera demolitrice dei precedenti lavori. Sono un’ eccezione le distorsioni di “Blind leads the Blind” che punteggiano di venature interessanti un pavimento sonoro troppo scontato, e la velocità oppressiva caratterizzata da ritmiche godibilmente altalenanti di un pezzo come “Not Dead Yet”.
Una produzione discreta, resa piuttosto interessante da un artwork ingegnoso senza risultare troppo contorto, vessillo di cupe e torbide esalazioni mentali legate ad ingranaggi sociali che stentano a trovare un meccanismo per funzionare senza intoppi. Parto azzeccato della mente di Gustavo Sazes, designer brasiliano già noto nell’ambiente per aver firmato cover di band come gli Arch Enemy.
Album perfetto per coloro i quali vivono di un thrash “fast ‘n aggressive” senza cercare gale tecniche decorative o una particolare forma di originalità in un lavoro che trasuda asprezza spietata e che ha l’intento di mostrare quanto gli Andralls possano essere impetuosi.

Lucia Cal

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Tracklist:
1. Two Sides * MySpace *  
2. Crosses Shall Burn * MySpace *  
3. In the Eyes of the Killer * MySpace *
4. You Mean Shit * MySpace *
5. Last Enemy
6. Blind leads the Blind
7. My Hate will never Die
8. Dynamite  
9. Global Decadence
10. Not Dead Yet
11. Lets Kill Again  
12. Rage Empire

Line up:
Cleber Orsioli – Vocal/Guitar
Eddie C. – Bass
Alexandre Brito – Drums

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