Recensione: Anedonia
Primo album, questo “Anedonia”, per gli italiani Apostolum, alfieri di un metal molto atmosferico con rimandi al doom e al black, che vedono nei primi My Dying Bride e Paradise Lost i propri indiscussi padri putativi.
Lasciamo momentaneamente da parte i paragoni con queste band, che potrebbero risultare pesantemente limitanti, e concentriamoci solo sull’album in questione. La tracklist conta di sole 5 tracce e questo già farebbe storcere un po’ il naso. Soprattutto se consideriamo che primo e ultimo son brani d’atmosfera, in particolare l’ultimo “Epilogue” a base di soli strumenti e pezzi campionati della durata di oltre 5 minuti. Dei rimanenti 3 brani poi “Brave” è una cover dei Katatonia, per quanto ben eseguita e molto inserita nel sound della band, quindi le canzoni originali proposte dal gruppo alla fine son soltanto 2. Il fatto che durino entrambe intorno agli 8 minuti addolcisce solo in parte la pillola.
“Dark Deep Waters” e “Anxiety Attack” risultano però entrambe piuttosto convincenti, pur con qualche margine di miglioramento imputabile alla relativa inesperienza della band. Il sound è molto granitico e in questo si senton molto bene gli insegnamenti dei My Dying Bride. Qualche cosa in più poteva essere fatta a livello degli arrangiamenti, spesso infatti il ritmo della canzone e i riff cambiano in maniera troppo netta rendendo fin troppo evidente uno stacco. Se si riuscisse ad amalgamare meglio questi momenti sicuramente i brani ne gioverebbero. Le idee infatti non sembran mancare agli Apostolum che, pur tenendo sempre ben presenti i propri gruppi ispiratori, dimostrano di saper scrivere brani interessanti e non noiosi pur nella loro lunghezza.
Purtroppo poi la produzione non aiuta molto. Se da un lato, infatti, il sound del gruppo acquista maggiore cupezza, dall’altro le chitarre, e gli strumenti in generale, risultano spesso confusi e poco comprensibili. Migliorare anche questo aspetto del cd sicuramente metterebbe meglio in luce le qualità dei musicisti.
Per concludere gli Apostolum sfornano un disco d’esordio che purtroppo risulta un po’ “magro” dal punto di vista dei contenuti e con una “confezione” che, duole dirlo, contribuisce a rovinare in parte ciò che di buono vi si può trovare dentro. Nonostante questo l’album ha delle frecce al proprio arco e fa sicuramente ben sperare per il futuro.
Tracklist:
01 Prologue (Maya Ixtab)
02 Dark Deep Waters
03 Anxiety Attack
04 Brave (Katatonia cover)
05 Epilogue (Days of Crucifixion)
Alex “Engash-Krul” Calvi