Recensione: Angeli D’Acciaio
Sciovinisti si nasce, non si diventa. Nella maggior parte dei casi è quello che accade da sempre in ambito hard’n’heavy oltreconfine, a partire dallo splendido isolamento del Regno Unito, passando per la grandeur francese fino ad arrivare al senso di appartenenza incanalato nel ramo musicale della Germania. Nel novero, ovviamente, anche la Spagna, tradizionalmente ancorata al proprio idioma metallizzato fin dai tempi dei gloriosi Baron Rojo. Analizzare altre realtà e paesi risulta pleonastico, per esprimere il concetto di base di un Ep come Angeli D’Acciaio da parte degli Axevyper.
Questi ultimi rappresentano probabilmente il casus belli – si fa per dire, ovviamente -, della cerchia HM tricolore dell’anno passato. Già, perché con il Loro debutto omonimo sono riusciti a raccogliere parecchi consensi, ben oltre le più rosee aspettative, per un disco che ha centrato l’obiettivo principale relativo a una nuova uscita: far parlare di sé. Nella stragrande maggioranza dei casi, invero, in termini lusinghieri, proprio in virtù del peso specifico della proposta, fiera, spontanea e credibile.
Il messaggio di Angeli D’Acciaio è chiaro e netto fin dall’artwork della copertina: bandiera tricolore in sottofondo a tratteggiare il carattere fortemente italianista dell’uscita, poi logo, mascotte corazzata e disegno dei cinque componenti il gruppo a opera di Guido Tiberi. Verde, bianco e rosso anche sul retro e nelle pagine centrali del libretto, ad accompagnare una bella compilation di foto della Compagnia degli Axevyper.
Il connubio fra heavy metal ed idioma nostrano esiste fin dalla notte dei tempi del Metallo Italiano: Vanexa e Sabotage a livello di demo mentre Strana Officina in compagnia dei trentini Bazooka direttamente sull’esordio ufficiale in Lp ed Mc, solo per citarne quattro.
Re Della Luce rompe gli indugi e spudoratamente omaggia gli Iron Maiden a cavalcioni di un testo pregno di speranza e fiducia nel futuro. Segue Vergine Stygia, antica pietra miliare dei Nostri qui contestualizzata che finalmente trova cornice e produzione meritevoli, capaci di far urlare al mondo il proprio potenziale.
Grandi chitarrone marchiate Tiberi/Michetti menano fendenti nell’incipit di Siamo Sempre Noi per un brano a metà fra Strana Officina e Vanadium, anche per via del testo, nel pieno della memoria italica scolpita nella pietra. Riffing portante a la Running Wild per il brano migliore del lotto, fino a questo momento. Pensieri e parole commoventi.
Axevyper è un inno, l’emblema ufficiale del gruppo fatto musica, unitamente al lucertolone alabardato posto in copertina. Il classico pezzo che scatena l’headbanging regolare con il pugno al cielo. Ascolto da evitare accuratamente mentre si è al volante. Non a caso rappresenta il brano cardine di ogni concerto dei Nostri.
Il pezzo più lungo del disco, oltre sei minuti, risponde al nome di Ombre Bianche: inizio dolce, poi mazzate inglesi forgiate dal maglio con stampigliato Eddie in fronte. Interpretazione canora, testo e arrangiamento da rivedere, con il tutto decisamente sottotono rispetto al resto dell’album. L’anello debole della catena.
Grande attesa, da parte di scrive, per Angeli D’Acciaio, la cover del celeberrimo pezzo degli Heavy Load, già proposta live in lingua inglese fin dai tempi degli Assedium. Semplicemente irresistibile anche nella versione italiana, sia per quanto riguarda le parole che per il feeling profuso. Gli Axevyper dimostrano di non avere dimenticato come si fa ad essere belli duri e quadrati, dopo una manciata di pezzi in linea con l’accezione più classica e pulita dell’HM. Difficile resistere alla tentazione di non premere il tasto “<< “ dopo essersi gustati l’ultimo vagito siderurgico della canzone. Luca Cicero (voce), Andrea Tognetti (basso) e Filippo Belli (batteria) sugli scudi, a dar man forte al carico da novanta delle due asce.
A chiudere Oltre La Marea, traccia che vede Giancarlo Fontani – uno che di cantato in lingua madre se ne intende per davvero, visti i suoi gloriosi trascorsi nei Sabotage “italiani” – dietro al microfono a supportare una canzone dall’andamento anthemico assimilabile ad Axevyper.
Angeli D’Acciaio è disco fottutamente fiero figlio della NWOIHM, a significare che gli Anni Ottanta italiani sono serviti a seminare qualcosa di importante, che tuttora perdura e riesce a sopravvivere alle mode. L’album rappresenta la testimonianza vivente e pulsante di un certo modo di intendere la musica, che va ben al di là del fatto tecnico, abbracciando l’essenza vera di un’esistenza. La proverbiale ironia degli Axevyper ne esce rafforzata, così come il coraggio che dimostrano di avere nel momento in cui si avventurano all’interno di testi che a un primo, veloce passaggio, possono risultare ingenui.
Notizia clamorosa: magicamente, per farli suonare possenti e invincibili basta tradurli in lingua inglese… Semplicemente I-N-C-R-E-D-I-B-I-L-E!!!
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1 – Re Della Luce
2 – Vergine Stygia
3 – Siamo Sempre Noi
4 – Axevyper
5 – Ombre Bianche
6 – Angeli D’acciaio (Heavy Load Cover)
7 – Oltre La Marea
Line-up:
Luca Cicero – voce
Guido Tiberi – chitarra
Damiano Michetti – chitarra
Andrea Tognetti – basso
Filippo Belli – batteria