Recensione: Angels fire

Di Luca Palmieri - 6 Maggio 2009 - 0:00
Angels fire
Etichetta:
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Anno: 2009
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70

White metal. La tradizione italiana di questo genere (o per meglio dire, scelta di vita) è relativamente povera, ma nelle campagne toscane una piccola scintilla cristiana ha attecchito ed ha preso vita. Il progetto degli Inside Mankind risale a pochi anni fa, con la solita gavetta da band emergente che ripropone cover di band famose per farsi le ossa e poi azzardarsi a scrivere canzoni inedite, seguendo ciò che le proprie influenze e i propri gusti indicano; in questo caso, la fede in Dio.

La musica proposta dai ragazzi aretini, poco più che maggiorenni, è un classico power metal dalle tinte scandinave (qualcuno ha detto Nightwish?), zeppo di tastiere e con frequenti sfuriate in doppia cassa del batterista Matteo. La voce di Gioia è acerba ma riesce a regalare diversi momenti di pathos, soprattutto quando si alza di registro e cerca di imitare le liriche della inarrivabile Tarja Turunen. Le chitarre di Guido sono ben suonate e, insieme alle partiture di Giambra al basso, costruiscono ritmiche quadrate sulle quali il tastierista Sandro libera le keyboards in ariosi arpeggi e accordi.

Il dischetto parte con “What is over“, canzone che si apre con un buon riff di Guido e che si snoda poi lungo strofe melodiche; discreta la sezione assoli, che fluisce in un finale lirico. Tocca dunque a “City“, canzone dal sapore più deciso, con all’interno anche un piccolo assolo di basso; il brano, lungo poco più di quattro minuti, è articolato in diverse sezioni ben connesse fra loro, con nota di merito al toccante chorus. La terza traccia è “The seed“, pezzo più leggero rispetto ai due precedenti, ma con la pecca di seguire forse troppo pedissequamente le orme dei Nightwish, anche se il chorus è innegabilmente catchy. In chiusura troviamo la title-track; una buona introduzione epica conduce al brano vero e proprio, veloce ed easy, che mette il sigillo al dischetto.

La produzione è discreta, i suoni sono puliti e ben distinti, ma ciò che manca davvero è la “spinta”; in questo genere c’è assoluto bisogno di una post-produzione che esalti le tastiere, che renda taglienti le chitarre, e che dia grandezza ai cori. Non è ovviamente una colpa per gli Inside Mankind, che comunque sfornano un dischetto assolutamente di rango superiore alla media dei demo che si sentono in giro. La voce è ben effettata, anche se sarebbe stato preferibile aggiungere altri overdubs e cori per rendere ancora più pomposa la resa, oltre ad una maggiore cura per quanto riguarda la pronuncia, in alcuni passaggi troppo tricolore; la batteria è sicuramente una nota positiva, ottimi i patterns e i licks, buona anche la resa sonora, l’unico neo è il suono poco brillante dei piatti; il basso (così come vedremo per le chitarre) può esser giudicato solo per le parti dove davvero esce fuori dal resto degli strumenti, il volume purtroppo è troppo basso per poter avere una visione completa, ma nei rari sprazzi dove viene sparato alto (ad esempio su “City”) è sicuramente apprezzabile; le tastiere, come da buona tradizione scandinava, la fanno da padrone, ma una maggiore attenzione all’equalizzazione e alla scelta del suono avrebbe dato quel pizzico di grandiosità in più che è indispensabile in questo genere; infine, nota dolens, le chitarre, che sono ottimamente suonate ed hanno anche un bel suono corposo, ma il volume è inspiegabilmente troppo basso perchè se ne possa godere appieno.

In conclusione, Angels fire è un dischetto di presentazione più che sufficiente per gli aretini Inside Mankind, a cui auguro un futuro radioso e una disponibilità da parte di etichette discografiche per produrre i loro lavori ai quali manca solo una produzione importante (e costosa) e un tocco di originalità. Amen!

Luca “NikeBoyZ” Palmieri

Tracklist:
1. What is Over * MySpace *
2. City * MySpace *
3. The Seed * MySpace *
4. Angels Fire * MySpace *

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