Recensione: Angular Perceptions
A qualcuno potrebbero sembrare esordienti, ma non lo sono – affatto. C’è una neanche troppo vecchia conoscenza degli appassionati delle sei corde dietro i neonati Thought Chamber. Si tratta del mago delle sei corde Michael Harris, che dopo aver issato il proprio vessillo nel campo dell’hard rock (vogliamo parlare degli Arch Rival?) e del metal neoclassico, decide oggi di porre piede anche in territorio progressive.
Onde favorire il buon esito della sortita, l’axeman statunitense si è posto alla guida di una truppa di aggueriti professionisti: Derek Blakley al basso, Rob Stankiwicz alle pelli, Bobby Williamsson ai tasti d’avorio e, ciliegina sulla torta, la sirena degli Enchant, Ted Leonard, al microfono. Con una line-up di questo livello, il discorso tecnico non ha neppure bisogno di essere affrontato. Resta invece aperta la sfida sul livello dei contenuti: ed è qui che la faccenda si complica. La proposta di Harris e soci può essere infatti ricondotta a un progressive metal tecnicamente molto elaborato, spesso contaminato da influenze jazz-fusion (esemplare la conclusiva “A Mind Beyond”, una delle migliori), a tratti piuttosto orecchiabile e direttamente imparentato con il prog anni settanta. Una decade fa sarebbe stato qualcosa di nuovo ed eclatante. Oggi come oggi, tuttavia, un disco del genere si trova braccato da una concorrenza più che agguerrita. E se la maturità degli artefici consente ad “Angular Perceptions” di fissare dall’alto la gran parte dei rivali, l’originalità della proposta si ritrova inevitabilmente minacciata, soprattutto dal punto di vista melodico e delle strutture, dalle ombre ancestrali di Fates Warning e Dream Theater d’annata. Lo spettro dei giganti del genere aleggia in particolare sulla sezione mediana del disco: i primi spadroneggiano sulla ruvida “God of Oblique”, i secondi dilagano sulla seconda strumentale “Mr. Quinkle’s Therapy”. Brani scorrevoli, dinamici e certamente accattivanti, ma ahimè privi della verve peculiare dell’inaudito.
Se si vuole comunque chiudere un occhio sulla pratica innovazione, resta un disco più che godibile da ogni appassionato degno di questo nome. Gli episodi migliori si trovano quasi tutti nelle prime pagine: “Sacred Treasure” e “A Secret Avalon” dimostrano di avere una marcia in più, anche grazie a una buona prova di Leonard al microfono. Bisogna riconoscere che, sebbene talvolta il singer ceda al fascino gelido dell’altezza, dimenticando a valle il calore dell’interpretazione – è quello che accade nelle fasi cruciali di “Transmigration of Souls”, che contiene peraltro alcuni dei passaggi di chitarra più intriganti del disco – la sua prestazione si dimostra decisiva per la buona riuscita dell’album. Ma a trovare un musicista sottotono in questa line-up si fa veramente fatica.
Chi bazzica il mondo del prog con una certa frequenza avrà insomma capito l’antifona. “Angular Perceptions” è un album da professionisti, di alto livello tecnico e compositivo, ma purtroppo per lui in ritardo di almeno una dozzina d’anni per dire qualcosa di realmente nuovo in un ambiente che la pagnotta se la guadagna (o dovrebbe guadagnarsela) proprio sul campo della sperimentazione. Resta la speranza, per il futuro, di una possibile evoluzione da parte dei Thought Chamber secondo schemi più originali e la certezza, per il presente, che comunque quando si tratta di Mike Harris difficilmente si prendono fregature.
Riccardo Angelini
Tracklist:
1. Premonition
2. Sacred Treasure
3. A Legend’s Avalon
4. Balance Of One
5. Mr. Qwinkle’s Therapy
6. Transmigration Of Souls
7. God Of Oblique
8. Silent Shore
9. Accidently On Purpose
10. A Mind Beyond