Recensione: Anima Mundi
Dopo l’esordio nel 2002 (Sign of truth) e un tour appena concluso con Saxon, Doro e Circle II Circe ecco i Dionysus riaffacciarsi sul mercato con un secondo full lenght dal titolo “Anima Mundi”.
La band poggia le sue fondamenta sul batterista Ronny Millanowicz (ex Sinergy) e sul cantante Olaf Hayer, famoso più che altro per la sua partecipazione al progetto Luca Turilli, e viene completata da musicisti di tutto rispetto come Johnny Öhlin e Nobby Noberg (Nation) rispettivamente alla chitarra e al basso e da Kaspar Dahlquist alle tastiere (Stormwind, Malmsteen).
Date le premesse la proposta dei nostri non poteva che essere un power di stampo melodico, in particolare con riferimento al neoclassicismo di gruppi come At-Vance , Stormwind o lo stesso Malmsteen e i suoi Rising Force, anche se in sporadici casi si avverte chiaramente l’influenza del metal classico dei Manowar.
A comporre questo lavoro ci sono dunque brani veloci, melodici e facilmente assimilabili che trovano il loro punto di forza nella voce di Olaf Hayer, nei ritornelli coinvolgenti e negli ottimi assolo. Ne sono una prova canzoni come l’iniziale “Divine”, spumeggiante quanto basta per aprire degnamente l’album, la trascinante “Anima Mundi”, della quale non potrete far a meno di cantare il ritornello già al secondo ascolto, o ancora la At-Vance oriented “Closer to the Sun” e la turilliana “Eyes of the World” (sorretta nel suo break centrale da un assolo chitarra/tastiera in stile Tolkki/Johansson).
Non mancano però anche i momenti più robusti e meno veloci come le due epic-song “Bringer of War” e “March for Freedom” dove Olaf dimostra ancora una volta di essere un ottimo interprete e di avere nelle sue corde, oltre ai passaggi ultramelodici e inarrivabili, anche doti di aggressività fin’ora celate (doti svelate in particolar modo in “March for freedom”, riuscito mix tra Manowar, Iron Maiden e Dionysus!). Due parole ancora per il brano più morbido del platter: “Forever More” si presenta come la classica power ballad dal sapore ottantiano, complici le melodie fin troppo simili a “I’ll see you in my dream” (Giant) e di conseguenza ad “Hunting High And Low” (Stratovairius), che sicuramente farà breccia nei cuori dei più sentimentali.
Prodotto ottimamente da Jens Bogren, questo “Anima Mundi” si presenta quindi come un buon disco che, seppur non sia originalissimo, mostra una band dalle ottime potenzialità e con una buona dose di personalità (nonostante si inserisca in un filone molto ricco di band). Con un’adeguata promozione (cosa che la AFM Records sembra intenzionata a fare) questi Dionysus possono tranquillamente diventare un riferimento per i più giovani metal kids, mentre per quelli più navigati rimangono una band da tenere d’occhio: chissà che con il terzo disco facciano il salto di qualità definitivo.
Tracklist:
01. Divine
02. Briger of War
03. Anima Mundi
04. Heart is Calling
05. What
06. Eyes of the World
07. March for Freedom
08. Closer to the Sun
09. Forever More
10. Paradise Land
11. March for Freedom (radio edit)
12. Key in to the Past (bonus)