Recensione: Anima Noir

Di Alessandro Calvi - 9 Maggio 2008 - 0:00
Anima Noir

Tornano i vampiri romani con il quinto loro disco, questo “Anima Noir”, secondo cd dopo “l’era Lord Vampyr”. Alla voce quindi la sola Sonia Scarlet che già avevamo potuto ascoltare dal vivo nel recente dvd del 2006 e nel doppio cd live del 2007. Tre anni dunque da quell’ultimo cd in studio intitolato “Pleasure and Pain”, andiamo quindi a vedere come si è evoluto il sound della band in questo tempo.

Ad aprire le danze troviamo “Kain”, brano fin da subito molto elettronico che presenta un contrasto tra suoni sintetici e melodie più classiche, tutto affidato alle tastiere. In realtà la prevalenza di questo strumento finisce per schiacciare un po’ il lavoro fatto da chitarre, basso e batteria che più di una volta dan l’impressione di essere del tutto secondari, al punto che il brano vivrebbe probabilmente benissimo anche senza il loro apporto. Dall’altra parte ad essere sempre particolarmente valorizzata è la voce di Sonia, in alcuni frangenti forse anche troppo.
Con la seconda “Unspoken Words” e soprattutto la terza “Rain” la vena elettronica non tende a scemare, al contrario aumenta e particolarmente in quest’ultima diventa preponderante trasformando il brano quasi in un pezzo dance. In realtà ci sembra che questo uso e abuso dell’elettronica e di ritmi da discoteca a coprire un po’ tutto funzioni quasi come maschera per celare una certa carenza d’idee.
Per fortuna qualche traccia interessante si trova, ne è un esempio “Dust” in cui le parti sintetiche non spariscono, ma quantomeno vengon leggermente ridimensionate permettendo anche agli altri strumenti di esprimersi. Questo porta automaticamente la canzone ad essere più varia nel sound e quindi anche più originale.
“From the Deep” è una specie di ballad che ci ricorda fin troppo da vicino i primi Nightwish, Sonia sull’inizio della song cerca anche di fare la Tarja della situazione, ma il risultato non ci sembra completamente ottimale.
Si torna verso lidi più fortemente elettronici con “Blood Addiction” che però ha il pregio di presentare anche l’inserimento di una voce maschile grintosa e filtrata. La song risulta così una delle più pesanti e aggressive dell’album e riesce a movimentare un po’ un disco che cominciava a trascinarsi su binari un po’ ripetitivi. La successiva però sembra smentirci quasi subito, in “Butterfly” ritorna infatti l’uso della voce maschile, questa volta bassa ma pulita, che quindi ripresenta il cliché della precedente, il risultato non è però altrettanto positivo.
Per la conclusione del disco si torna verso lidi già sentiti. Sonia tenta di variare un po’ il proprio modo di cantare, dal melodico a uno più aggressivo, l’effetto non è però dei migliori e anzi sembra piuttosto mettere in risalto i suoi limiti come cantante, più che la sua versatilità. Il songwriting dimentica qualche volta l’elettronica e in quei momenti l’attenzione dell’ascoltatore torna a destarsi, ma è un po’ poco per salvare questo disco in extremis.

Per concludere i Theatre des Vampires tornano con un album fortemente elettronico, che indiscutibilmente piacerà agli amanti degli ambienti più dark-gothic, ma che probabilmente farà storcere un po’ il naso ai metallari più indefessi. In generale ci sembra che però molte delle soluzioni dance del disco nascondano una certa carenza d’idee in fase compositiva. Rimaniamo quindi in attesa del prossimo cd sperando di esser puntualmente smentiti.

Tracklist:
01 Kain
02 Unspoken Words
03 Rain
04 Dust
05 From the Deep
06 Blood Addiction
07 Butterfly
08 Wherever You Are
09 Two Seconds
10 Anima Noir

Alex “Engash-Krul” Calvi