Recensione: Anime Inquiete Live
Dopo tredici anni di carriera e quattro album (“ArtemisiA”, “Gocce D’Assenzio”, “Stati Alterati di Coscienza” e “Rito Apotropaico”), la band italiana (da Gorizia) ArtemisiA gioca la mossa del disco dal vivo, come fanno tutte le band che vogliono rilasciare una testimonianza della propria grinta in concerto e ripercorrere, nel contempo, il proprio percorso artistico in un vibrante greatest hits “live”.
Il disco, intitolato “Anime Inquiete”, riprende, senza trucchi e senza inganni da post-produzione, un concerto tenuto dagli ArtemisiA nel 2018, e rappresenta molto bene – fin dal titolo – l’ inquieto spirito creativo ed espressivo del gruppo, che non teme di confrontarsi con diversi generi ispiratori.
La maggiore vocazione del gruppo si colloca in zona alternative metal/stoner.
E’ il caso di brani come Apotropaico (contrassegnata da riff massicci, un incedere marziale, cambi di velocità ed un chorus gradevole), Corpi Di Pietra (la quale, senza soluzione di continuità col precedente, offre ancora giri circolari di chitarra e di basso e ammorbidisce il suo mood alternativo nella gradevolezza della melodia del canto di Anna Ballarin), L’Aliante (stoner rock immerso nei suoni fangosi e polverosi della chitarra di Vito Flebus e delle quattro corde di Ivano Bello) e Artemisia (dal suono tendente al grunge)
Ma è soprattutto La Strega Di Port’Alba, con i suoi umori tra metal, doom e rock italiano ed un ritornello particolarmente azzeccato ad offrire una delle migliori canzoni del lotto.
Il sound degli ArtemisiA si coniuga poi, con echi wave in Nel Dipinto (Artemisia Gentileschi), i cui riff riportano a certo rock degli anni ottanta, sebbene l’andamento del brano si faccia poi oscuro con sprazzi illuminati da esplosioni sonore, ma anche in La Preda, Una Maschera Rosa e Tavola Antica, dove s’avvertono vaghi rimandi a gente come Timoria e primi Litfiba.
Alcune canzoni, infine, si sviluppano in maniera più articolata, rasentando quasi certe istanze prog. Sia Umana Forma, infatti, che Il Giardino Violato, sono brani dalla struttura più complessa, piena di cambi di ritmo, stacchi e, nel secondo caso, con momenti istrionici e teatrali nel canto. Il basso è qui ancora sugli scudi, ma tutta la prestazione strumentale è di notevole caratura.
“Anime Inquiete” insomma, col suo crogiuolo di diversi generi e ispirazioni rock alquanto fuori dagli schemi (e dai testi mai banali) conferma l’energia, la perizia e la passione degli ArtemisiA, certamente destinate a menti, orecchie e cuori rock aperti e privi di preclusioni stilistiche.
Francesco Maraglino