Recensione: Animetal Marathon I
Kyashan, Polymar e Tekkaman, poi, Voltus 5, Grand Prix, L’Uomo Tigre, Capitan Harlock, Gundam, Daitarn 3, e anche Mazinga Z, Goldrake, Jeeg e Devilman. No, il sottoscritto non è impazzito (non ancora, almeno): semmai quelli fuori di testa sono gli Animetal. Da dove cominciamo?
Erano gli anni settanta, e in Giappone i cartoni animati iniziavano a diffondersi in modo capillare su tutti i teleschermi e… no, così non va. Veniamo direttamente al punto. Avete presente le sigle dei cartoni animati? Quelle simpatiche canzoncine ipermelodiche, superorecchiabili, straimmediate, che ogni tanto vien da canticchiare con una punta di allegra nostalgia nei momenti più impensabili? Ecco, avete mai pensato di suonarle in versione heavy metal? No? É perché siete personi normali. Ma Eizo Sakamoto e la sua ciurma la normalità non sanno manco dove stia di casa. E così dieci anni tondi tondi fa hanno messo su gli Animetal. Pittati come neanche i più truci dei blackster, nelle loro scintillanti e pacchianissime tute di cartapesta metallizzata questi quattro invasati hanno iniziato a imperversare per i palchi di mezzo Giappone, posseduti dal loro sconfinato amore per i cari vecchi cartoni animati. Eppure non è sempre stato così.
Sì, perché un tempo questi signori erano persone serie. Musicisti perbene, che suonavano musica come si deve. Heavy Metal naturalmente. Eizo Sakamoto era (ed è tuttora) il frontman di un gruppone coi controfiocchi, gli Anthem – forse qualcuno della vecchia guardia si ricorda di loro – che ancora oggi potreste trovare a calcare i palchi dell’estremo oriente, a coronamento di un’onorevole carriera di ventisei anni suonati. Fossero stati inglesi, oggi sarebbero la band di culto che non può mancare nella collezione di ogni appassionato. Invece sono giapponesi, e mancano dalle collezioni un po’ di tutti (anche dei giapponesi stessi, che vi credete?).
L’axeman She-ja (o Shiija, se preferite) dal 1999 picchia le sei corde dei suoi thrasher Volcano (e il background si sente tutto), dopo aver mazzuolato per bene e a lungo quelle di un’altra cult band locale, sempre thrash: i Gargoyle, che l’anno prossimo spegneranno la loro ventesima candelina. Oggi negli Animetal non ci suona più, ma fino al 2001 la chitarra è stata sua. E a sostituirlo, anche se per un solo, intensissimo album, è stato un certo Mr. Friedman (sì sì, proprio quel Friedman).
Non me ne vogliano l’inossidabile bassista Masaki (o il guest drummer Yasuhiro Umezawa) se sorvolo sui loro pregressi musicali, ma il concetto penso che sia chiaro. Dunque torniamo all’album.
Animetal Marathon I: e già abbiamo detto tutto. “Animetal”, perché sono le sigle degli anime (i cartoni animati giapponesi) in versione metal, e la band si chiama così. “I”, perché è il primo capitolo di una saga che già ai tempi questi sciamannati pianificavano di prolungare a oltranza (e a oggi di gettoni ne hanno collezionati sette, senza contare i live e le uscite parallele degli imperdibili Animetal Lady. Ma questa è un’altra storia). “Marathon” perché, diamine, una volta che partono non si fermano più. Davvero: i minuti sono 42 e i secondi esattamente 19.5 (ci tengono molto a questo numero, il perché dovete scoprirlo da soli), e dal primo all’ultimo istante la musica non si ferma: trentotto tracce suonate una dietro l’altra, senza pause o interruzioni, un’unica mazzata da incassare tutta in una volta. E non aspettatevi cali di tensione di sorta: con l’acceleratore inserito dall’inizio alla fine tutto si trasforma in up tempo, per la gioia di grandi e piccini. Quel che esce dalle casse è puro, grezzo, fottutissimo Heavy Metal, e su questo non ci piove. La voce di Sakamoto è la stessa dei bei tempi con gli Anthem: del tutto sgraziata, ruvida e grezza all’inverosimile. Insomma, semplicemente adorabile.
Ora dovrei descrivere le canzoni. Ma, ditemi voi, da dove dovrei partire? Esclusa a priori la possibilità di sbobinare una a una trenta e passa tracce che non sempre durano più di un minuto e che mai superano i due, non mi resta che fare affidamento sulla vostra cultura (beh, sempre di cultura si tratta, no?) in materia, e segnalarvi qualche highlight. La scelta è dura, ma per motivi puramente affettivi non posso omettere i primi pezzi dedicati agli eroi della Tatsunoko (se sapete di chi si tratta vi offro da bere), la brevissima “Tiger Mask”, la mitica “Cyborg 009”, il trittico di Leiji Matsumoto – con la romantica “Ginka Tetsudo 999” (alias “Galaxy Express 999”), l’epica “Capitan Harlok”, e il c.a.p.o.l.a.v.o.r.o. “Uchu Senkan Yamato” (“Strablazers”) – oltre all’irrinunciabile capitolo “Go Nagai”. Alla maggior parte di voi il nome dell’autore non dirà nulla, quindi proviamo con le sue opere: “Mazinga Z”, “Il Grande Mazinga”, “UFO Robot Grendizer” (ovvero “Goldrake”), “Getta Robot”, “Kotetsu Jeeg” (“Jeeg robot d’acciaio”) e il c.a.p.o.l.a.v.o.r.o. (e siamo a due) “Devilman”. Ora dovrebbe essere già più familiare, no?
Ah già: naturalmente le sigle sono quelle giapponesi, i testi pure, quindi se non conoscete gli originali magari potreste avere qualche problemino. La musica dovreste godervela lo stesso (in fondo, l’abbiamo detto, è pur sempre fottutissimo heavy metal), ma state pur sicuri che non godrete neppure la metà di quanto gode un vecchio, affezionato fan (poi potrete chiamarlo nerd, otaku e quello che vi pare, ma per ora sta godendo più di voi).
Come avrete notato, questa recensione è un filino atipica ma, come avrete capito, scrivere una recensione normale per questo disco non avrebbe avuto senso. E anche dare una valutazione numerica non avrebbe senso, quindi pigliatevi questo simbolico (si fa per dire) settantacinque e non lamentatevi. Le Animetal Marathon non hanno prezzo (né voto) – per tutto il resto… ci siamo capiti, no?
(Ve la metto la tracklist? Ma sì dai, mettiamo anche la tracklist. E in uno slancio di generosità vi riporto anche il titolo della serie da cui è tratta.)
Tracklist:
1. Animetal no Teema
2. Gatchaman no Uta (Kagaku Ninjatai Gatchaman)
3. Umi no Toiton (Umi no Triton)
4. Tekkaman no Uta (Uchuu Kishi Tekkaman)
5. Tatakae! Kyashaan (Shinzou Ningen Kyashan)
6. Tatakae! Porima (Hurricane Polymar)
7. Ikuzo! Goodamu (Gordam)
8. Babiru 2-sei (Babil II)
9. Kon Batora V no Teema (Choudenji Robot Combattler V)
10. Bortesu V no Uta (Choudenji Machine Voltus V)
11. Tate! Toushou Daimosu (Toushou Daimos)
12. Yuusha Raidiin (Yusha Raideen)
13. Daikuumaryuu Gaikingu (Ohzora Maryu Gaiking)
14. Suki da Dangaado A (Wakusei Robo Danguard A)
15. Dasshu! Mashin Hayabusa (Machine Hayabusa)
16. Guranpuri no You (Grand Prix no Takada)
17. Taigaa Masuku (Tiger Mask)
18. Hyouka Senshi Gaisuraggaa (Guy Slugger)
19. Dare ga Tame ni (Cyborg 009)
20. Ginka Tetsudou 999 (Galaxy Express 999)
21. Kyaputen Haarokku (Captain Harlock)
22. Uchuu Kishi Yamato (Uchu Senkan Yamato)
23. Tobe! Gandamu (Kidou Senshi Gundam)
24. Fukkatsu no Ideon (Densetsu Kyojin Ideon)
25. Makurosu (Chojikuu Yousai Macross)
26. Ike! Zanbotto 3 (Muteki Choujin Zambot-3)
27. Kamu Hiya! Daitaan 3 (Muteki Koujin Daitarn-3)
28. Shitsufuu Zanbuguru (Xabungle)
29. Danbain Tobu (Seisenshi Dunbine)
30. Sarabayasashiki Hibiyo (Taiyo no Kiba Dougram)
31. Honoo no Sadame (Armored Trooper Votoms)
32. Majingaa Z (Mazinger Z)
33. Ore wa Gureeto Majingaa (Great Mazinger)
34. Tobe! Gurendaizaa (UFO Robo Grendizer)
35. Gettaa Robo! (Getta Robo)
36. Koutetsu Jiigu no Uta (Kotetsu Jeeg)
37. Debiruman no Uta (Devilman)
38. Animetal no Teema (reprise)
P.S.
Questa recensione è dedicata ai Puffi e ai loro fan.