Recensione: Annihilation

Di Matteo Pedretti - 2 Febbraio 2023 - 8:30
Annihilation
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Stoner 
Anno: 2023
Nazione:
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76

Gli Elephant Groove sono un power trio milanese di recente formazione. Dopo aver avviato il progetto nel settembre del 2020, Davide (chitarra e voce) e Andrea (batteria) si mettono alla ricerca di un bassista, fase che si dimostrerà lunga e che si concluderà solo nel gennaio 2022 con il reclutamento di Jody. Nell’ottobre dello stesso anno i tre registrano il loro LP di debutto presso i Trai Studios di Inzago che vedrà la luce, con il titolo “Annihilation”, il 1° gennaio 2023.

L’album sintetizza in modo equilibrato elementi Heavy/Space Rock e Stoner Metal e alterna passaggi dalle tonalità calde, avvolgenti e oniriche, che richiamano alla mente i lavori degli Elder, a cavalcate Stoner di scuola Kyuss, Electric Wizard e via dicendo… Sebbene i loro riferimenti artistici siano piuttosto evidenti, gli Elephant Groove riescono a imprimere alla loro proposta un proprio marchio di fabbrica, che fa risultare il lavoro nel suo complesso decisamente interessante.

“Annihilation” è composto da 5 brani, per una durata complessiva di circa 35 minuti. “Sargassum” apre le danze con sonorità pacate, definite da una chitarra arpeggiata. Dopo alcuni giri, con l’ingresso della sezione ritmica, il brano si fa più strutturato, per acquisire una carica notevole nella saturata e psichedelica sezione centrale. Nella successiva “Kingdom” il ritmo è più cadenzato; benché non difetti di una certa componente lisergica, questo pezzo, con i suoi riff portanti lenti e downtuned, assume i connotati di uno Stoner che si fa piuttosto pesante nel finale

Come la opener, anche “One More Ride” e “Walls” evolvono da incipit soft, in cui la chitarra – sostenuta da una sezione ritmica solida e puntuale – culla l’ascoltatore in una circolarità psichedelica, per poi esplodere in uno Stoner fragoroso. Ma se la sezione finale della prima torna sui fraseggi onirici con cui era iniziata, quella della seconda, dopo un ben riuscito assolo psichedelico, scoppia in un portentoso Stoner/Doom. La closer “Annihilation” parte diretta e serrata, con un’andatura kyussiana, per dilatarsi nel lungo trip lisergico della sezione centrale a cui segue l’esplosione conclusiva.

Sotto il profilo tecnico il disco è ben composto ed eseguito, con una sezione ritmica affidabile in cui spicca il lavoro del basso che, in diverse occasioni, fa da vera e propria spina dorsale dei brani, offrendo alla chitarra la copertura di cui necessita per lanciarsi in trame anche piuttosto intricate. Le convincenti linee vocali, che alternano registri melodici ad altri graffianti, risultano ben dosate, lasciando vari passaggi puramente strumentali, come nella miglior tradizione di questo genere. La produzione minimale si limita a catturare il suono in modo nitido e a restituirlo con un’ottima definizione.

In sintesi, “Annihilation” è un debutto di tutto rispetto. Non accade spesso di uscire così entusiasti dall’ascolto di dei newcomers, ma gli Elephant Groove sanno davvero convincere!

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