Recensione: Annihilation of the Wicked

Di Alberto Fittarelli - 28 Maggio 2005 - 0:00
Annihilation of the Wicked
Band: Nile
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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85

Annihilation of the wicked, Nile, 2005: dopo tre dischi assolutamente sopra
la media (due dei quali classificabili senza troppi scrupoli tra i capolavori
del metal estremo mondiale) potremmo chiudere qui la recensione, con l’idea del
naturale prolungamento della loro gloriosa carriera? No.

Non possiamo farlo perchè per la prima volta i Nile spiazzano decisamente
gli ascoltatori ed i propri numerosissimi fans con un disco che è molto più
“metal” di quanto era lecito aspettarsi, e che lascia alle chitarre il
compito di disegnare quelle trame che impreziosiscono i loro lavori sin dai
tempi dei gloriosi demo. Come molti di voi avranno potuto testare di persona,
infatti,ascoltando l’mp3 diffuso in anteprima qualche settimana fa, l’inversione
di rotta è stata decisa e netta; anche se è vero che scegliere come anteprima
Lashed to the slave stick
potrebbe falsare l’opinione del pubblico su quanto
effettivamente contenuto nell’album: si tratta infatti del brano più diretto,
schietto, e se vogliamo in un certo qual modo anche scarno di tutto il disco, ed
esprime l’anima più autenticamente brutal del combo. Un modo per dire “noi
arriviamo da questo, non dimentichiamocelo” che pare aver colpito (non
sempre positivamente) la fetta di affezionatissimi al teatrale e ridondante In Their Darkened
Shrines
.

In realtà l’offerta di un disco come questo è praticamente impossibile da
quantificare in pochi ascolti, figuriamoci con un solo clip audio scaricato dal
web: Annihilation… è in fin dei conti nuovamente un album a più livelli,
strutturato in modo molto complesso e che non dimentica assolutamente che
nei Nile, nel concept che rappresentano, scorrono 3 parti di sangue egizio ed
una di plasma lovecraftiano. Proporzioni che ritornano, solo sono mimetizzate
con l’utilizzo più tradizionale degli arrangiamenti, sicuramente meno ricercati
che in passato: non sono cambiate in realtà le atmosfere, che restano
catacombali, ma solo il modo di esprimerle. Si snocciolano così tracks come l’opener

Cast down the heretic
, sovrastrutturata ma robustissima; come The burning pits
of Duat
, che mi piacerebbe vedere eseguire dal vivo per capire come si possano
suonare certi riff senza vedersi cadere le dita; come anche la stessa Lashed to
the slave stick
, che inserita nel contesto della tracklist intera assume il
valore che deve avere: quello di ariete, un brano che al centro del disco
dirompe, con la sua carica schiettamente brutal, ma che mi lascia a domandarmi
se quella atmosfera che continuo ad avvertire tra le righe e le note sia solo
una mia suggestione, o sia stata inserita solo in modo più subdolo. E’
sicuramente la canzone meno riuscita del disco, ma divora in un solo boccone il
90% del brutal death che tocca ascoltare quotidianamente, fidatevi.

Su tutte svetta la grandissima title-track: qui sì che che gli appassionati
degli affreschi mitologici, delle atmosfere torride di cui si parlava,
troveranno pane per i propri denti. A partire dal break che fa seguito al riff
introduttivo: una melodia lontana, la visione di templi abbandonati e,
all’improvviso, la tempesta.
Solo toni trionfalistici quindi per questo disco? Non del tutto. Questo perchè

è più che apprezzabile la voglia del gruppo di provare una direzione
parzialmente diversa, dopo aver raggiunto l’apice di quella precedente con In
their darkened shrines
; e Annihilation of the Wicked
è un disco che sfido tutti
gli appassionati del settore ad ignorare. Ma è anche vero che si avverte
immediatamente come questo sia un album di transizione, che ha dovuto fare i
conti con improvvisi cambi in line-up (a dire il vero nessun danno: un
batterista come Kollias è un dono) e con la necessità di fornire nuove idee al
proprio sound, riconfermando allo stesso tempo lo status di top death metal band
dei Nile. Resta quindi un po’ di attesa, come se avessimo aperto un regalo e ne
restasse uno da scartare, ma ci fosse vietato toccarlo: staremo a vedere se ci
piacerà, nel frattempo incastonate questo piccolo gioiello nella vostra
collezione.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Dusk Falls Upon the Temple of the Serpent on the Mount of Sunrise
2. Cast Down the Heretic
3. Sacrifice Unto Sebek
4. User-Maat-Re
5. The Burning Pits of the Duat
6. Chapter of Obeisance Before Giving Breath to the Inert One in the Presence of the Cresent Shaped Horns
7. Lashed To the Slave Stick
8. Spawn of Uamenti
9. Annihilation of the Wicked
10. Von Unaussprechlichen Kulten

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