Recensione: Another Lesson In Violence
Ci sono tante cose del metal che mi lasciano abbastanza sconcertato, una di queste è sicuramente il fatto che gli Exodus non siano mai riusciti a ottenere il successo ampiamente meritato sul campo. Una notorietà che non è arrivata nemmeno dopo la morte del grande Paul Baloff, scomparso il 2 febbraio 2002, proprio quando la band aveva deciso di ripartire con la formazione degli esordi (con l’eccezione di Rob McKillop sostituito da Jack Gibson) e un nuovo album da studio.
La prima metà degli anni ’90 non sono un bel periodo per la formazione californiana: dal 1989, anno del grande Fabulous Disaster, la band si trova in brutte acque e sforna tre album francamente mediocri e trascurabili. Qualcosa però bolle in pentola: una reunion. La cosa si concretizza nel 1996, quando Paul Baloff, voce spettacolare e dannatamente thrash, si riappropria del microfono che fu suo nel capolavoro Bonded By Blood, pronto a gridare nuovamente sulle scorribande sonore del trittico Holt / Hunolt / Hunting. A seguito di questa ritrovata intesa, la band decide di registrare uno show nella propria San Francisco per farne un live album. La data scelta è quella dell’8 marzo 1997, il disco che ne uscirà questo Another Lesson in Violence.
Solo pezzi da Bonded By Blood e Pleasures Of The Flesh, solo pezzi concepiti per l’ugola di Baloff, solo materiale che fa della più semplice genuinità il proprio marchio di fabbrica, solo riff che avevano già visto il duo Holt & Hunolt incrociare le asce fianco a fianco in maniera dannatamente vincente.
Si parte con l’inizio degli inizi: pochi secondi per trovarsi travolti nel turbine della spettacolare Bonded By Blood seguita, come su studio album, dalla foga di Exodus. È un impatto clamoroso e spaccaossa, che non intende allentare la presa con un’altra title track, quella lunghissima Pleasures of the Flesh che porta il nome al secondo lavoro della band. Gli Exodus tornano a pescare dal loro indiscusso capolavoro con la grandissima And Then There Were None e la classicissima Piranha, sferragliata metallica che divenne anche il monicker del gruppo che Baloff formò quando uscì dalla band nel 1987, formazione che diede alla luce soltanto un demo (prodotto da James Hetfield). La band non intende minimamente staccare il piede dall’acceleratore, e anzi rincara la dose di furia con Seeds of Hate e Deliver Us To Evil.Si continua a saltellare tra il 1986 e il 1985 con Brain Dead e No Love, fino all’arrivo di un altro imponente pezzo di storia del thrash metal chiamato A Lesson In Violence: è devastazione pura. In una sorta di encore, troviamo Impaler, unico pezzo presente che vede lo zampino di Kirk Hammett in fase di songwriting, e Strike of the Beast, già epilogo di Bonded By Blood, alla quale è affidato il compito di porre il sigillo su questo live.
Questo è un live thrash come si deve, punto e basta. Nessun fronzolo. Nessuna pietà. Gli Exodus dei primi anni rinchiusi in 76 minuti di puro fottuto thrash metal ad altissima intensità, una gioia incredibile per le orecchie di chi ama questa band e la cara vecchia bay-area di metà anni ’80. Una band in grande forma pronta a devastare e calpestare qualsiasi cosa con grinta ed energia da vendere, sotto la guida di un grande singer che oggi purtroppo non c’è più.
Una lezione di violenza, grinta e irriverenza da non dimenticare assolutamente: già in troppi hanno fatto questo terribile errore.
Tracklist:
01. Bonded by Blood
02. Exodus
03. Pleasures of the Flesh
04. And Then There Were None
05. Piranha
06. Seeds of Hate
07. Deliver Us to Evil
08. Brain Dead
09. No Love
10. Lesson in Violence
11. Impaler
12. Strike of the Beast
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini