Recensione: Another Paradise

Di Fabio Vellata - 31 Gennaio 2010 - 0:00
Another Paradise
Etichetta: 7Hard
Genere: Hard Rock 
Anno: 2010
Nazione:
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83

Sono stati necessari cinque anni per dare un seguito all’entusiasmante “Let The Demon Rock ‘n’ Roll”, album di hard rock venato di class metal che si era posto, nel corso del 2005, come uno dei termini di paragone definitivi della scena italiana, in quei tempi, in via di consolidamento ed espansione dopo un periodo di rinascita e di buone prospettive.

Nati dalla geniale creatività di Alessandro Del Vecchio, artista a tutto tondo, dagli innumerevoli interessi e dall’innato carisma, gli Edge of Forever avevano saputo passare dai discreti riscontri ottenuti con il debut “Feeding The Fire”, piacevole ma ordinario, a quello che a molti era parso come un vero e proprio gioiello di musica concepita con grande onestà intellettuale e doti di songwriting atipiche, capaci di coniugare il buon gusto per la melodia ad un profilo tecnico superiore.

Coinvolto in una serie sterminata di progetti, sempre più personaggio di spicco dell’ambiente rock nostrano ed internazionale e producer affermato, Del Vecchio pareva ormai assorbito da una carriera costellata da collaborazioni illustri ed eccellentissime (non solo con artisti italiani, ma pure con calibri di gigantesco prestigio mondiale quali Glenn Hughes, James Christian, Ian Paice, Jeff Scott Soto, Andre Matos e Bob Harris per citarne alcuni), tale da rendere del tutto improbabile un ritorno in azione della sua prima creatura musicale, quella che, nel concreto, aveva contribuito fattivamente a metterne il nome in circolazione.

Sensazione prontamente smentita dal vulcanico musicista, mai fermo sulle proprie posizioni e pronto ancora una volta a dare prova di eccellente versatilità e preparazione con un nuovo capitolo dei suoi (è davvero il caso di dirlo) Edge of Forever, per quello che, senza troppi superflui giri di parole, si presenta come l’episodio più riuscito e completo della pur breve discografia della band tricolore.
Riferimenti hard rock ottantiani, spunti raccolti dalla magniloquenza degli Europe, accordi ispirati dal chitarrismo dei Whitesnake di massima vigoria e sussulti purpleiani, si amalgamano con sottili umori progressive, in grado di arricchire le armonie con colorazioni dal notevole fascino e d’accrescere l’enfasi di soluzioni melodiche, come sempre, all’insegna dell’orecchiabilità e facilità d’ascolto.

“Another Paradise”
si presenta insomma, come un album molto ben costruito, suonato in maniera ineccepibile e prodotto con la consueta eleganza dallo stesso Del Vecchio, cui non mancano alcune gustose sorprese ed aspetti di interessante novità.
Prima su tutte, in una line up quasi totalmente rinnovata (oltre al leader, rimane in organico il solo Cesco Jovino, attuale batterista anche di UDO), spicca la presenza dello stesso Del Vecchio al microfono, responsabile di una prestazione che non denota la benché minima incertezza ed anzi, rivela un talento ulteriore che si permette il gran lusso di non far mai rimpiangere il celebre Bob Harris degli Axe, sinora frontman di ruolo nel gruppo lombardo.
Quindi, la concretezza della coppia di nuovi arrivati: Walter Caliaro alla chitarra (The Rocker, Riff Raff) e Nick Mazzucconi al basso (Moonstone Project), che fornisce una struttura decisamente più solida al complesso e associa l’indiscutibile bravura ad una buona predisposizione nel conferire personalità al suono dell’album.
Da ultimo, il profilo ricercato di un songwriting che potremmo definire “maturo”, ricco di sfumature e sempre meno derivativo che, attraverso un nucleo di dieci tracce accattivanti e gradevoli sin dal primo approccio, non lascia nulla d’intentato per fornire atmosfere di buon gusto e melodie assolutamente brillanti.

Molti gli episodi che colpiscono nel segno, a partire dall’opener “Distant Voices”, elaborato hard rock dal rifferama potente, su cui si innalzano un chorus anthemico di grande impeto e l’eccellente verve della sei corde di Caliaro – anch’egli piacevolissima scoperta di questa nuova incarnazione degli EoF – per proseguire con la successiva title track, magnifico brano dalle cromature luccicanti in bilico tra l’asprezza dell’hard anni ottanta e certo raffinato progressive di scuola italica (non a caso Roberto Tiranti dei Labyrinth, guest star per l’occasione, ne è il protagonista vocale) e la solida “Lonely”, ulteriore distillato di una evoluzione compositiva completa, che sa minuziosamente dosarsi tra attacchi veloci e momenti di maggior respiro.

Il disco regala poi manciate di melodie vincenti e dall’immediatezza disarmante. Le assi portanti di due canzoni come “Eye Of The Storm” e soprattutto della bellissima “I Won’t Call You” (pezzo forte del disco, a parere di chi scrive), mettono in luce una volta per tutte il geniale, perfetto e delizioso equilibrio tra la voglia di suonare rock potente ed ottantiano e la ricerca di melodie ariose e “fulminanti”, in grado di cucirsi addosso all’ascoltatore e di non abbandonarlo per lungo tempo.
In mezzo tanta sostanza e raffinatezze assortite, con tracce in cui le tastiere di Del Vecchio si fondono con le sei corde di Caliaro in una mistura che manda a memoria i classici del miglior pomp di vecchia scuola, senza mai perdere d’occhio lo sprint del rock d’eccellenza (“Edge of Life”, “My Revenge” e “Against The Wall”) e momenti più rarefatti e meditati, in cui dar libero sfogo all’anima più romantica ed emozionale (“What I’ve Never Seen”).
Suggella un disco che si presenta nelle vesti del primo grande highlight dell’anno appena nato, la cover di “What A Feeling”, canzone spesso rivisitata da gruppi hard di cui, in tutta onestà non sentivamo esigenza ma che, tuttavia, non spiace in alcun modo, soprattutto per la sempre più convincente prova vocale di mr. Del Vecchio, autentico “uomo assoluto” della scena hard rock italiana.

Che dire d’altro…
“Another Paradise” è, per essere sintetici, un disco straconsigliato alle torme di appassionati.
Una miniera di spunti d’alta classe, soluzioni interessanti, suoni corposi, armonie vincenti e brani in cui mai vengono a mancare feeling e scorrevolezza. Un album che senza dubbio alcuno, si classifica come una delle migliori uscite in ambito melodic rock mai realizzate entro i confini nazionali, capace di fronteggiare occhi negli occhi, senza il minimo timore, qualsiasi mega-produzione di stampo mondiale.

Grandissimo ritorno!

Nota a margine: il disco è dedicato alla memoria di Marcel Jacob, eccellente musicista recentemente scomparso, ottimo amico di Del Vecchio e produttore del primo capitolo degli Edge Of Forever.

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Tracklist:

01.    Distant Voices
02.    Another Paradise
03.    Lonely
04.    Edge Of Life
05.    I Won’t Call You
06.    My Revenge
07.    What I’ve Never Seen
08.    What A Feeling
09.    Eye Of The Storm
10.    Against The Wall

Line Up:

Alessandro Del Vecchio – Voce / Tastiere
Cesco Jovino – Batteria
Walter Caliaro – Chitarre
Nik Mazzucconi – Basso

Guest:

Roberto Tiranti – Voce
Carsten “Lizard” Schulz – Cori
Bob Harris – Cori
Jgor Gianola – Chitarra

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