Recensione: Another World

Di Fabio Vellata - 12 Giugno 2024 - 8:30
Another World
Band: Issa
Etichetta: Frontiers Music Srl
Genere: AOR 
Anno: 2024
Nazione:
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76

A dispetto dei tanti detrattori che ne hanno sempre ritenuto la proposta un po’ annacquata, troppo easy o comunque scialba nei tratti della personalità distintiva, Issa Oversveen prosegue la propria carriera discografica promuovendo in questi giorni “Another World“, ottavo capitolo solista.

A noi, dobbiamo ammetterlo, la musica di miss Oversveen, in effetti non è mai dispiaciuta. Pur riconoscendole alcuni alti e bassi, abbiamo spesso ritenuto i suoi album un piacevole diversivo da ascoltare in assoluto relax. Nulla di pretenzioso o elitario. Piuttosto, un po’ di musica scorrevole, il più delle volte facile da assimilare e sempre dotata di garbo e buon gusto.
Vero, non sono mai stati gli album di Issa a primeggiare nelle classifiche di genere. Altrettanto vero che, alle nostre orecchie, i suoi brani non sono comunque mai apparsi meno che gradevoli.
Ancor di più poi, da quando è arrivato a guidarne le sorti artistiche il marito James Martin. Un esperto musicista, songwriter e produttore che, insieme al fratello Tom, si è spesso fatto notare per il lavoro svolto con numerose band di successo, non ultimi, gli ottimi Vega.
Un sodalizio che anche in “Another World” dimostra di avere un senso: nulla per cui strapparsi i capelli nemmeno stavolta. Eppure il songwriting dei fratelli Martin riesce ad offrire qualche buon motivo d’interesse, laddove la freschezza delle melodie si unisce a quella brillantezza iper melodica che sa molto di nordeuropeo e parimenti coglie a piene mani dalla tradizione dell’AOR di eroine di epoche passate come Lee Aaron, Alannah Myles e Robin Beck.
Lo stile di Issa rimane ovviamente inalterato: un rock melodico molto “light”, che cerca ritornelli un po’ radiofonici e privilegia il lato moderato del genere. Con tutti i pregi e difetti che ciò può comportare.
Brani dall’ampio respiro ottantiano come l’iniziale “Armed and Dangerous“, piuttosto che la successiva “All These Wild Nights“, o “Kick of Fire“, “The Road to Victory”, “Lost and Lonely” e “A Second Life” dichiarano apertamente come il Vega – style di Tom e James Martin sia ancora valido ed attuale. Viaggiano bene, offrono buoni momenti di puro AOR e mostrano una cura negli arrangiamenti che non ha nulla di dozzinale o improvvisato.
Anche il lentone “Only in the Dark”, con tanto di sax a rendere l’atmosfera satinata e fascinosa, possiede un certo charme che potremmo definire alla “Top Gun“. Giusto per fotografare con una istantanea, le sensazioni romanticamente vintage che può suscitare.
Insomma, pare evidente come alla base, pur con tutte le critiche che si possano voler rivolgere ad un prodotto di queste caratteristiche, siano sempre ben saldi i concetti cardine del manuale del rock melodico. Inclusi suoni di buona qualità ed un alone di spensieratezza che in tempi nerissimi come quelli attuali, fa sempre piacere poter assaporare.

Troppo light, un po’ banale, sempre uguale a se stessa. Nulla di sconvolgente, si ascolta un paio di volte ed ha già detto tutto…
Ok, le critiche sono sempre quelle. Ed il risultato non cambia. Se Issa vi ha sempre fatto sbadigliare, nemmeno la buona iniezione di scintille ottantiane che i fratelli Martin hanno posto in essere da qualche album a questa parte, potrà indurre a modificare opinione.
Noi rimaniamo invece, ancorati con pervicacia “all’opposizione”. Anche questo nuovo album di Issa è un prodotto di buon valore, dotato di qualche momento di livello ed alcune trovate che, in ambienti melodici, possono risultare determinanti.
Un disco magari non necessario, ma comunque benvenuto.

 

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