Recensione: Änterbila
Quella degli svedesi Änterbila è una creatura giovane, nata nel 2020 e giunta al debutto discografico con l’omonimo album, etichettato Nordvis Produktion. Il quintetto non indugia molto e negli appena 28 minuti di esordio riesce a inserire la vera essenza del proprio sound, fatto sia dalle caratteristiche e veloci ritmiche di un black vecchia scuola, che da un marcato aspetto folk che si inserisce nel mood complessivo. Purtroppo i due modi di intendere la rabbia e il desiderio di riscatto di una madrepatria descritta come pesantemente afflitta dagli invasori tra il XVIII e il XX secolo non sembrano coesistere in maniera del tutto fluida, quanto piuttosto cedere spazio vitale mettendosi quasi in disparte al fine di marcare maggiormente uno o l’altro tratto distintivo.
Detto questo, il debutto degli Änterbila è una rapida corsa contro le schiere nemiche, dove scudi e lame affilate si infrangono l’una con l’altra e deflagrano tizzoni di odio ancestrale verso un cielo terso, scuro e privo di sonno. Dopo l’episodio acustico introduttivo, Jerff e i suoi guidano un’ondata di sano black metal senza fronzoli, spesso incapace di caratterizzare un brano in maniera differente rispetto a quello precedente o quello successivo, ma in un qualche modo è qualcosa che funziona e trova un senso, a condizione che quello che state cercando è un compatto compendio di metal estremo che non seppure senza attimi di particolare spicco e ispirazione, non faticherà nell’appagare un ascoltatore non necessariamente meno esigente e quindi più diretto, proprio come il messaggio urlato a squarciagola – e in lingua nativa – dagli Änterbila con un esordio che speriamo possa portare un seguito più articolato.