Recensione: Anthems of Hate
Tra le formazioni emergenti del vivaio italiano spicca Crehated, quartetto del maceratese che bagna l’esordio con una personalità non comune. Anthems of Hate è un debutto significativo, in cui l’estro dei musicisti si accompagna a un songwriting ispirato e aperto a numerose influenze. Un put pourri di stili, da fucilate di thrash moderno a reminescenze prog, che non abbraccia la logica del copia-incolla: simili a molti, uguali a nessuno – come recita la biografia.
Della traccia d’apertura, You = Zero, colpisce la precisione chirurgica con cui abbina l’urto delle percussioni a un rifferama incisivo; la morsa delle chitarre non s’allenta che in occasione dell’assolo, una sterzata melodica tanto improvvisa quanto efficace. S.O.V.I.ET. amplia il raggio d’azione, incorporando soluzioni più moderne (bridge e ritornello) nell’ossatura di un pezzo granitico, dominato dal fragore della doppia cassa. La cura per gli arrangiamenti si riflette in partiture mai banali, tra bordate groovy (Tear You Down) ed episodi più “tradizionali” nel costrutto, come l’avvincente The Holy Inquisition. La band vanta un bagaglio tecnico di prim’ordine, ma antepone il gioco di squadra allo sfoggio individuale. Il perno della formazione è senza dubbio Manuele “Skinreaper” Tiberi, batterista potente e duttile: brani quali Howl of the Demons o l’incalzante God’s Executioner ne esaltano le doti di metronomo. Daniele “Alien” Ciabocco e l’omonimo “D.MAD” Antonini formano un tandem agguerrito, temibile nel riffing (cfr: le folate chitarristiche di The Holy Inquisition) e generoso nelle parentesi soliste. Alex “Nitrox” Nardi (voce, basso e synth) completa uno schieramento che fa della compattezza l’arma vincente: Reborn in Chaos, punta di diamante del repertorio, è un modello di organizzazione e solidità; da registrare la partecipazione di Paolo Ojetti, voce dei conterranei Infernal Poetry. L’album difetta di refrain immediati (Violent Circus, mid-tempo à la Roots, inciampa in un chorus anonimo), ma la qualità della materia prima è fuori discussione.
Anthems of Hate è un debutto incoraggiante, che non risparmia sulla produzione (c’è la mano di Mauro “Ulag” Mancinelli, titolare del DPF Studio) e si correda di una brillante veste grafica. Uno spot per il metallo tricolore, fucina di grandi talenti che agiscono nell’ombra. Buona la prima.
Federico Mahmoud
Tracklist:
1 You = Zero
2 S.O.V.I.ET.
3 Tear You Down
4 Violent Circus
5 The Fall of Tiamat
6 Howl of the Demons
7 Reborn In Chaos
8 The Holy Inquisition
9 God’s Executioner