Recensione: Anthems To The Welkin At Dusk

Di Immortalheart - 13 Ottobre 2003 - 0:00
Anthems To The Welkin At Dusk
Band: Emperor
Etichetta:
Genere:
Anno: 1997
Nazione:
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90

Nell’immenso firmamento del black metal la stella degli Emperor ha sempre brillato più intensamente delle altre. La forza di tale gruppo sta in una indiscutibile coerenza musicale e spirituale che li ha resi anticonformisti: separati dall’intero movimento black eppure così insiti nello stesso. E’ un black che rispetta tutte le formule, ma che aggiunge a se stesso un tocco di classe e di distinzione. Un po’ come fecero gli Immortal con “Battles In The North”. Ciò che differenzia un album black metal, da un capolavoro del black metal è solo l’atmosfera che riesce a creare l’album stesso. Senza questa tutto si ridurrebbe a rumori senza alcun fine. Sin dagli inizi della loro poderosa carriera, questi poeti del metallo oscuro hanno saputo regalarci capolavori come “Emperor”, e consacrato atmosfere glaciali con l’epico e immortale “In The Nightside Eclipse”. Sebbene non riesca ad eguagliare quest’ultimo in termini di genialità, “Anthems To The Welkin At Dusk” resta comunque un album incredibile che mantiene i toni cupi, pieni di spiritualità nordica, dei suoi predecessori. Le tastiere come al solito costituiscono un elemento essenziale nel sound dei quattro imperatori, integrandosi perfettamente in un quadro spettrale che riesce a trasportarci in lande tetre e incontaminate. I ritmi sono accelerati all’inverosimile, come la tradizione del genere vuole, concedendo solo pochissimi attimi per riprendersi. L’intero disco viene sparato a mille dalle tipiche chitarre a zanzara e una doppia gran cassa che stermina ogni cosa, mentre il demoniaco screaming di Ihsahn trasuda odio da tutte le parti. Dopo la bellissima (e altrettanto lunga) intro medievale “Alsvartr (The Oath)” ha inizio la battaglia. Il riff d’apertura dell’opener “Ye Entracemperium” giunge diretto e devastante, seguito subito dopo dai ritmi frenetici della batteria. E’ una delle track più riuscite dell’intero album, in tipico black old style intervallato da supremi arpeggi e parti di tastiera che si aprono all’ascoltatore quasi in un contesto onirico. Le atmosfere si fanno più tese con la successiva “Thus Spake The Nightspirit”, in cui a far da padrone sono gli anatemi lanciati alla volta celeste da un Ihshan più imperterrito che mai. Tutto si fonde in una cacofonia insostenibile che scivola sempre più in basso lasciando dietro di se soltanto cancelli chiusi. L’inferno si è spalancato, ma le parole non possono certo descrivere tale scempio! La crociata infernale prosegue con altri due bellissimi inni di guerra: “Ensorcelled By Chaos” e “The Loss And Curse Of Reverence”. Le tastiere tornano quindi a dominare contrapponendo la loro melodia sinfonica al caos che prevale. Le epiche “The Acclamations Of Bonds” e “With Strength I Burn” chiudono gli atti di questa grande opera oscura, lasciando spazio alla lenta e malinconica outro “The Wanderer” che sbiadisce pian piano, lasciando al silenzio una landa desolata dallo sterminio dei quattro imperatori che tornano trionfanti dopo aver trasmesso il loro dolore e la loro rabbia. Un lavoro eccellente, da alcuni sottovalutato, ma solo perché offuscato da quel capolavoro che è stato (e tuttora rimane) “In The Nightside Eclipse”. Secondo la mia personale opinione “ATTWAD” è invece un’ulteriore testimonianza del talento di una grande band quale gli Emperor sono stati, un’opera che racchiude la vera essenza del black in un periodo in cui quest’ultimo era ai suoi massimi. Mi astengo tuttavia dal dare un voto eccessivamente alto a causa della produzione che è purtroppo molto grezza, e che, secondo me, penalizza notevolmente il complesso. Molte band odierne dovrebbero prendere esempio dagli Emperor, in un periodo in cui questo genere è rimasto a corto di idee. Onore agli imperatori!

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