Recensione: Anti
Nati dalle ceneri dei S1ft, band thrash formatasi nel 1998, i Mudface sono la creatura di Chris Dinsmore (voce), Brett Crane (tastiera) e Ted Aguilar (attualmente però chitarrista dei Death Angel, dopo aver ceduto il posto a Rich Pia), i quali, cambiato monicker nel 2005, si affidano alla sezione ritmica formata da Hugo Calderon al basso e Pete Bostaph, fratello del più celebre Paul (Forbidden, Slayer ecc.), alla batteria.
Non deve stupire, perciò, il fatto che il combo di San Francisco esibisca già una certa destrezza ed esperienza, nonostante i Nostri abbiano pubblicato il primo full-length solo nell’anno in corso e che la loro musica sia sensibilmente legata a sonorità che imperversavano in particolare nella seconda metà degli anni novanta. Tanta gavetta, fatta di numerose esibizioni live, tre demo pubblicati a nome S1ft e altri due come Mudface, ha fatto sì che il gruppo arrivasse preparato all’appuntamento con il debutto ufficiale, sebbene autoprodotto. Probabile poi che il materiale composto in precedenza sia stato in parte ripreso o comunque che abbia fornito una base solida per dare vita all’album in questione, intitolato semplicemente “Anti”.
Come già anticipato, infatti, la musica dei Mudface è ricollegabile ai gruppi post-thrash/groove dello scorso millennio come Prong, Fudge Tunnel o Helmet, senza riprendere, se non di rado, i passaggi alternative o industral di questi ultimi e ancora, Grip Inc., Forbidden di “Green” e a sprazzi qualcosa di Pantera e Machine Head -specie nel modo di cantare di Dinsmore (talvolta simile allo stile di Anselmo e di Flynn) e sporadicamente nei riff di Pia. Canzoni come “Head Without Face”, “Puppets Of Wrong”, “Knuckles” e “1969” rendono l’idea alla perfezione, di quanto detto sino a ora, essendo caratterizzate da grassi riff pesanti e ossessivi e stazionando costantemente su mid-tempo granitici. Certo, è un genere che forse solo allora poteva essere considerato originale e già al tempo scontentava in molti casi i thrasher della prima ora, se non in rare eccezioni e, con buona probabilità, verrebbe accolto dagli stessi in maniera analoga, oggi. Da parte loro però i Mudface potrebbero accontentare gli amanti di questo genere di sonorità mettendo in campo un pizzico di personalità e una certa freschezza nelle composizioni. A questo si aggiungono poi dei refrain a volte efficaci, l’alternanza con brani un po’ più dinamici (anche se non sempre veloci) come nel caso della title-track, “Killshot”, “I Am The Temple” e le conclusive “Ghosts Of Desolation” e “To Wander Where One Should Not”, ma soprattutto è apprezzabile il drumming vario e potente di Bostaph. Pur non avendo raggiunto ancora la tecnica e il carisma del fratello, Pete è già in grado di fare la differenza, specie in un gruppo debuttante. Difficile prevedere al momento se abbia talento a sufficienza quantomeno per eguagliare le indelebili pagine scritte da Paul, non sarà assolutamente un’impresa da poco, tuttavia (passatemi il luogo comune) buon sangue non mente.
Insomma, “Anti” è senza dubbio un prodotto settoriale: è piuttosto improbabile, infatti, che raccolga consensi fuori dai confini del genere stesso e, come già costatato, in parte anche tra gli estimatori del vecchio e caro thrash. Eppure è un lavoro che si lascia ascoltare e che raramente annoia in maniera decisiva, sebbene non faccia mai gridare al miracolo. Per il resto, vedremo se in futuro i Mudface sapranno confermarsi o meglio ancora a compiere lo sviluppo definitivo o se finiranno nel calderone delle tante, troppe, band clone.
Orso “Orso80” Comellini
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Tracce:
1. Anti 4:02
2. Head Without Face 4:02
3. Killshot 5:22
4. Puppets Of Wrong 4:33
5. Knuckles 3:12
6. Warbeast 5:00
7. I Am The Temple 4:51
8. 1969 4:49
9. Ghosts Of Desolation 3:59
10. To Wander Where One Should Not 3:29
Durata 43 min. ca.
Formazione:
Chris Dinsmore – Voce
Rich Pia – Chitarra
Hugo Calderon – Basso
Pete Bostaph – Batteria
Brett Crane – Tastiera