Recensione: Anti All
Gentile lettore, ti se mai chiesto quale potrebbe essere la colonna sonora ideale del nostro tempo? No, non era una domanda a cui rispondere subito perché ti converrà leggere fino alla fine, e forse sarai d’accordo con me o forse no, ma prima ascolta quel che ho da dirti a riguardo.
Magari ora la tua mente avrà subito reagito a ciò in silenzio, pensando a quanto di più scontato ci possa essere sulla faccia della Terra musicale… il solito ‘Panzer Division Marduk’ magari, oppure qualche scontatissimo album black metal assieme a qualche baggianata rumorista senza senso che, per far presa sulle menti vuote di oggi, viene descritta come roba marziale/neofolk/ apocalittica e più in generale, musica per pochi, ma in realtà neanche musica è. Forse tu, caro lettore, dimentichi che la musica più furiosa e nichilista mai creata è nata molto tempo prima di tutti questi emuli del Corvo e questi neonazi sfregiatori di synth che disonorano sia i propri rispettivi strumenti sia il significato della musica stessa. Questa musica non aveva bisogno di scomodare vampiri e disonorare cristi e madonne per il solo gusto di fingersi cattiva: tale apocalittica visione sonora risale al 1977, mio caro, e urlò i suoi primi (borchiati) vagiti in Gran Bretagna. Costei si chiamava ‘punk’.
Perché tu, lettore, guardi me allibito? Non dirmi che non conoscevi la reale provenienza di quel polsino borchiato che indossi quando esci ogni sera appreso alla tua combriccola? Magari credevi che questo modo di apparire l’avessero inventato gli Slayer? E secondo te, Jeff Hannemann (R.I.P.) e soci da chi presero ispirazione, ai tempi di “Show No Mercy”? Dai Venom? No, anche questi ultimi avevano ereditato dal punk ben più di qualcosa oltre al lato puramente estetico: bastava ascoltarli bene, magari eri disattento e/o preferivi rimanere impassibile nella tua convinzione che il black metal fosse un genere nato dal nulla, quando dal punk in realtà ne ereditava al 101% lo spirito.
E con questo spirito che devi affrontare la creatura lituana nota come Fuck Off And Die!: una chitarra e un basso recitanti litanie ora punk ora black-oriented registrate in maniera rozza ma ascoltabile, una voce urlante e leggermente distorta a tratti in puro stile raw hardcore, una drum-machine che emula perlopiù ritmi D-Beat (sottogenere hardcore influenzato dai Discharge dove regna incontrastato il classico ‘tupa-tupa’) e rozzissimi blast-beats d’ispirazione black metal senza mascherare assolutamente il suo essere una batteria virtuale. Se poi unisci il tutto a campionamenti di spietata e feroce realtà atti a ridicolizzare qualsiasi cosa che respiri sparsi lungo tutto il disco, intermezzi ambient (quello lunghissimo di “War – The Only Hygiene Of The World”…) e cover messe a caso lungo alla tracklist, probabilmente ora avrai una visione di tutto questo come un prodotto dozzinale, che non merita di essere considerato… e, invece, caro lettore, ti sbagli ancora.
Smettila di guardarmi così, perché questo disco ha tutte le carte in regola per essere una delle migliori colonne sonore del nostro tempo e lo è proprio per la sua capacità di unire testi di (dis)umana ferocia contro ogni cosa a un suono rozzo e minimale sotto l’effige di una produzione spartana ma non certo scarsa. È lo spirito punk che rivive tra questi solchi, e probabilment… ah bene, mi stai ancora guardando allibito, incredulo e dallo sguardo che fai sono sicuro che ora penserai che sono pazzo. L’hai letto il titolo del disco almeno? Beh, in ogni caso sappi che si chiama “Anti All” e pertanto è un disco contro tutto, contro tutti, persino contro di te e contro di me, miscredente della pura furia sonora. Come recita il raffinato ritornello dell’omonimo pezzo che apre il disco: «Anti human, anti life, anti you, anti all! Anti earth, anti love, anti me, anti all!». Guarda i titoli degli altri pezzi del disco, non noti il pathos poetic… eh? Come? Cosa dici? Sei ancora convinto che i tuoi amati Marduk (nulla contro di loro) siano i rappresentanti della più insensata ferocia di matrice umana? Ah, non vuoi proprio ascoltare, dici.
Beh peccato per te, non sai proprio cosa ti perdi. Pazienza, io ci ho provato. Mettiti pure sul piatto il tuo bel “Dark Endless”, che io mi sparo questa roba.
Giuseppe “Maelstrom” Casafina