Recensione: Anti Life

Di Sergio Vinci - 18 Marzo 2006 - 0:00
Anti Life
Band: Disiplin
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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88

A poco meno di due anni di distanza dal primo, devastante, debutto discografico, ecco tornare i Disiplin, band scoperta da Satyr, che li ha subito accolti nella propria label, la Moonfog. In effetti bisogna dare merito al leader dei Satyricon di averci visto giusto con questa band, capace di regalarci, nel 2003, uno degli album più riusciti e freschi in ambito Black Metal, etichetta, questa, che soprattutto alla luce di questo nuovo lavoro, va sempre più stretta al terribile ensemble norvegese.

Gli elementi di novità, infatti, sono molti, nonostante siano state mantenute inalterate le caratteristiche principali del primo, omonimo album. Il Black Metal inteso in senso stretto, oramai, è solo un elemento di contorno, un involucro che trattiene al suo interno una proposta musicale che attinge, in maniera ancora più marcata rispetto al passato, da generi quali il Death, il Thrash e altro ancora. In “Anti-Life” ogni ingrediente è ben dosato al fine di ottenere una miscela esplosiva, e i Disiplin hanno avuto il coraggio e la perspicacia che solo i grandi hanno, limando gli spigoli del loro esordio, migliorando la tecnica prettamente esecutiva ma anche l’abilità compositiva, e optando per una produzione che si distacca nettamente dai canoni del Black Metal ortodosso. E’ raro infatti sentire una produzione così nitida, potente e tagliente (ma assolutamente non artefatta), come quella contenuta in quest’ opera, in grado di potenziare il livello espressivo del genere stesso, ma che sembra volere distruggere, unitamente alla musica, i clichè tipici contenuti in esso, che mai come in questo momento ha avuto bisogno di una ventata di aria nuova, per non morire soffocato dalle sue stesse ceneri.

Per dovere di cronaca citerò, come è giusto che sia, quelli che sono, almeno per il sottoscritto, gli episodi migliori e più rappresentativi di questo lavoro, ma sappiate che ogni traccia è meritevole d’attenzione e l’opera andrebbe gustata nella sua totalità.   L’album si apre prepotentemente con “Orthodox Devil Worship“, black/thrash d’assalto costruito su ritmiche furiose e incalzanti, voce carica di rabbia (ma questa volta non più distorta come era accaduto nel debutto), testi che sembrano esprimere disprezzo e negatività con una chiave velatamente ironica. Questo è il loro biglietto da visita, chiaro e strafottente, noncurante di mettere in mostra un’attitudine espressiva fuori dagli schemi e al di sopra di ogni categoria. La seconda traccia,  “Feed The Fucker To The Dogs” inizia con l’abbaiare di cani inferociti, e mai inizio fu più azzeccato per una song di questa portata. Siamo al cospetto della cattiveria pura fatta musica, con un ritornello facilmente memorizzabile, e una seconda parte che riporta in mente, come in altri episodi, i migliori Satyricon, con riffs affilati e ritmiche sostenute. Ecco arrivare, con la title-track, il vero Black Metal norvegese, o almeno la nuova concezione di esso trasportato nel Duemila. Davvero maligna questa traccia, non vi lascerà un attimo di respiro, in un vortice di note indemoniate ottimamente supportate da un drumming forsennato, che si materializza tra parti in blast-beat e doppia cassa incessante. Tra le altre cose nel cd è incluso pure il video per PC di questa song, caratterizzato da immagini molto forti ed un’ottima regia degna dei migliori horror-movie. Si riprende un attimo fiato con “Kill At Will”, che ci riporta su tempi più ragionati, ma non per questo meno maligna e discretamente originale in alcune soluzioni chitarristiche. La vera sorpresa arriva con la settima track, “Eleven”, insolitamente doomy con voce pulita e ipnotica ad opera di Drakul-218 (questo il nuovo nick-name del singer, che va a sostituire il vecchio General K). Un episodio sorprendente e tutto sommato piacevole che lascia intravedere nuovi spiragli nel suono di questa band. Degna di menzione è anche “Kosmos Reversum”, dalla partenza molto atmosferica su base tipicamente BM, che presto si trasformerà in tutta la sua plumbea bellezza. “Pesticide – Swallow Your Own Shit!!!” ci porta indietro negli anni d’oro della Nera Fiamma, con vocals isteriche e perverse, prima della definitiva chiusura affidata a “Chaos Triumphator”, una outro che richiama, con i suoi strani canti indigeni rituali, la breve intro iniziale.  

Anti-Life” si presenta come un album veramente compatto, potente, malvagio, ben suonato, ottimamente prodotto e sorretto anche in questo caso da un’attitudine totalmente negativa, arrogante e perversa. Ripeto che sarebbe veramente riduttivo parlare di Black Metal, ma l’alone nero tipico del genere rimane a guarnire quest’opera, che si presenta forse meno immediata rispetto all’omonimo debutto, ma che lentamente vi entrerà dentro come il veleno di un serpente assetato di vendetta. Sarebbe quindi un vero peccato dare a questo disco solo un superficiale ascolto, visto che la vera essenza e bellezza verrà sicuramente fuori, statene certi.  

Tracklist:  
1. Orthodox Devil Worship
2. Feed The Fucker To The Dogs
3. Anti-Life
4. Kill At Will
5. Quimbanda
6. Militia
7. 11
8. The Arsonist Academy
9. Cosmos Reversum
10. Pesticide – Swallow Your Own Shit!!!
11. Chaos Triumphator   

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