Recensione: Antimonia
Altra solida realtà italiana in tema di death metal. Sono gli Psychotomy e hanno la propria base a Venezia. Nati nel 2010, hanno all’attivo un EP (“Transcend The Absolution”, 2012), e “Antimonia”, full-length di debutto.
Il mondo del metal estremo è sempre stato terra di conquista maschile, anche se ultimamente alcune rappresentanti del gentil sesso si stanno cimentando con successo nelle varie specialità. Nel caso dei Nostro, la componente femminile è addirittura preponderante rispetto quella degli uomini. Lory (voce e chitarra) e Irene (chitarra) personificano l’anima e il motore trainante della band, infine spinta dalla motricità ritmica di Marco (basso e batteria).
Il death metal del trio è durissimo, violento, brutale. Assai aggressivo e, nondimeno, piuttosto tecnico. Tanto è vero che le somiglianze più evidenti rimandano ad act quali Morbid Angel, Napalm Death e Dying Fetus, tanto per citarne tre davvero… cattivi. Lory affronta le linee vocali con furia assoluta, scendendo giù nei toni verso un suono gutturale che dire disturbante è dire poco. Non solo, il fatto di incrociare la sua chitarra con quella di Irene consente al sound della formazione veneta di erigere un muro di suono di tutto rispetto. Grazie, anche, al potente e vario drumming di Marco.
Un impatto assolutamente rilevante, arcigno, dissonante, anzi a volte disturbante. La mancanza di qualsiasi tipo di melodia è totalmente endemica, nelle composizioni di “Antimonia”. Sì da rendere la digestione del lavoro roba complicata, sicuramente a uso e consumo per palati adusi a sonorità che nulla regalino all’armonia, all’orecchiabilità, all’immediata – o quasi – comprensione dell’opera.
Un buon punto a favore del platter, poiché ne aumenta la longevità, ma anche un ipotetico tallone di Achille, giacché la difficile assimilazione di “Antimonia” può dar luogo alla sottile quanto insinuante nebbia della noia, o del disinteresse.
Proprio per questo, a parere di chi scrive, Lory e i suoi due compagni di avventura dovrebbero provare a diversificare la struttura delle varie song, mantenendole ovviamente coerenti con il loro stile. Non particolarmente originale, ma comunque ben formato nonché esplicativo di una certa maturità tecnico/compositiva.
“Antimonia” è un CD dignitoso, suonato bene, che magari avrebbe bisogno di qualche idea frizzante in più per emergere da quello che è, in ogni caso, una più che dignitosa realizzazione. Ricca di passione e fedeltà alla linea.
Questo sì.
Daniele D’Adamo