Recensione: Antologia
Attivi dal lontano 1998, i portoghesi Antiquus Scriptum decidono di regalare una raccolta di brani con una limited edition a cento copie. Faremmo meglio a parlare al singolare, visto che la mente del progetto è Sacerdos Magus, coadiuvato da alcune special guests. Parliamo di una band attiva da quasi vent’anni di onorata carriera, vissuta per lo più nell’underground.
Il sound è un pagan metal dalle divagazioni folk, con tratti black talvolta a renderne più ruvide le note. Suite minimali di strumenti a fiato ne connotano la venatura più “agreste”, talvolta trasportandoci a situazioni quasi rurali. Niente di male, sia chiaro, però è altrettanto cristallino come la qualità compositiva non spicchi.
Genuinità ed espressività che poi si inerpicano su lidi estremi e che tentano di dare una sferzata con l’espressività della voce. I pezzi sono arricchiti dalle tastiere, le cui epiche intonazioni donano solennità all’intera compilation. Troviamo decisamente statiche le strutture, martellante batteria che ha, a lungo andare, il difetto di tediare. Uscita per collezionisti che aggiunge praticamente nulla alla discografia e al panorama del black.
Il progetto ha sempre mantenuto un certo standard, sottobosco nel quale ha certamente detto la sua ma che ha anche creato degli inconsapevoli limiti. Nessuna sperimentazione o novità, ma nemmeno alcun coraggio nel voler aggiungere quel pizzico di personalità che li distingua da tutto il resto.
Gli Antiquus Scriptum sono tra quelle realtà preda di alcuni adepti ristretti del genere, o di quei collezionisti che, come in questi casi, si vogliono accaparrare qualsivoglia tiratura limitata. Considerando gli anni di onorata carriera, non possiamo immaginare ulteriori evoluzioni, consci di avere tra le mani tanta passione e dignità ma poche idee.
Stefano “Thiess” Santamaria