Recensione: Anunnaki

Di Daniele D'Adamo - 16 Gennaio 2014 - 18:23
Anunnaki
Etichetta:
Genere: Metalcore 
Anno: 2013
Nazione:
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65

 

Solito metalcore commerciale costruito a uso e consumo dei teenagers? Solita manfrina di stop’n’go alternati a ritornelli facilmente orecchiabili? Solito cliché riproducente i dettami meno nobili del genere?

No, quello dei Neurotic November non è così.

Certo, la band è giovane, essendo nata a Miami nel 2009 e avendo dato alle stampe solo un EP (“Passive May”) nel 2011 prima di questo full-length di debutto, “Anunnaki”, intitolato come «coloro che dal cielo scesero sulla Terra» per creare la razza umana, come da mitologia sumera. Non per la sua verde età, però, il gruppo ha scelto la strada meno ripida per giungere al contratto discografico.

Anzi.

Seppure siano presenti i caratteristici breakdown a rallentare quanto più possibile il ritmo appesantendolo nel contempo, a onore del vero la melodia non è così presente, nel disco. A sostegno comunque di una certa armoniosità di fondo compare spesso qualche tocco di tastiera, ma certo è che i Neurotic November pestino come fabbri. Fabbri dotati di strumenti da lavoro in acciaio inox, affilati come lame da rasoio. In ottemperanza, quindi, alla regola che vuole un sound robusto e tagliente, nonché chiaro e cristallino, per le tipologie *-core. Tanto è vero che in più di un’occasione (“Nonchalant”, “Alonzo / Precious Life”), accanto al growling/screaming di Dirty, spuntano fuori linee vocali rap à la Beastie Boys, non a caso questi provenienti dall’hardcore punk.

Ed è proprio con tali divagazioni extra-metal, che i Nostri cercano di dare alla loro proposta un tocco di personalità sì da rendere riconoscibile un sound altrimenti troppo simile a tanti altri. Un approccio senz’altro encomiabile, anche se il rischio di esagerare c’è, come dimostra “Wasabi Anguish” che, presa da sola, farebbe pensare a un ensemble oltre i limiti del metal.

Lasciando da parte quest’ultimo esperimento forse evitabile, i Neurotic November si dimostrano efficaci nel mantenere alta la tensione del loro sound lungo tutta la durata del platter, peraltro ricco di dissonanze e distorsioni tutt’altro che di facile ascolto (“Our Development”) che, obiettivamente, mal si presterebbero a foraggiare un uditorio mainstream. “Check Mate”, per esempio, è un’altra prova di come il metalcore possa concedersi qualche apertura melodica ma, sempre e comunque, nel rispetto dei principali stilemi del metal estremo. Picchiando e insistendo con i mid e up-tempo, per poi scivolare improvvisamente nell’oltretomba con asfittici breakdown a velocità prossima allo zero.     

Malgrado queste buone premesse, “Anunnaki” non riesce però a decollare, paradossalmente intrappolato nei suoi stessi pregi. La spiccata bravura anche esecutiva dei cinque americani, difatti, conduce qualche volta gli stessi a complicare eccessivamente (“The Betrayer”) una tipologia musicale che, forse, fa della semplicità e dell’immediatezza compositiva (e non della… ‘faciloneria’) uno dei propri segni caratteristici più apprezzati. Una mancanza di equilibrio che si sente proprio in occasione del brano più riuscito, “To Prevail”, infatti esente da eccessi sia tecnici sia compositivi; ben bilanciato in tutte le sue componenti, refrain compreso.

Probabilmente, allora, per i Neurotic November si tratta solo di crescere ancora un po’, per far maturare con più convinzione e stabilità quelle idee ‘fuori dagli schemi’ che, ancora allo stato embrionale, sono già evidenti in “Anunnaki”.    

Daniele “dani66” D’Adamo
 

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