Recensione: Anxiety
Percorso artistico del tutto personale, quello degli scaligeri Acheode. Un’avventura iniziata nel 2007 all’insegna di un death melodico nel classico stile svedese e proseguita poi con un drastico cambio di rotta verso un brutal dai chiari connotati mathcore (o comunque dall’alto tasso tecnico) con il debutto, “Anxiety”, fresco di stampa.
Come spesso accade, la prima formazione ha subito vari cambiamenti e, in questo caso, si sono modificati notevolmente anche gli assetti stilistici del gruppo. Dopo l’ingresso di Renè Montresor come secondo chitarrista a stabilizzare la line-up (e la conseguente pubblicazione dell’EP “As A Bloody Wedding Dress”), i Nostri hanno totalmente spogliato la propria musica di qualsiasi elemento melodico e di facile presa, in favore di strutture complesse e irregolari. Una scelta ben precisa, che si manifesta nell’abbandono di qualsiasi punto di riferimento come la rassicurante formula della strofa e del ritornello oppure di qualunque orpello compositivo superfluo: sebbene non lineari, una volta assimilate, le loro canzoni risultano snelle, dirette ed efficaci. “Anxiety”, infatti, prodotto negli studi privati del gruppo Kreative Klan, è composto da otto tracce, per una durata complessiva di circa trenta minuti, così da scongiurare il rischio di tediare l’ascoltatore con tonnellate di cambi di tempo o passaggi ultra-dilatati. In questo senso è apprezzabile anche il fatto di andare in parte controcorrente con la tendenza odierna di saturare il più possibile ogni singola release, finendo inevitabilmente per farcire l’album di episodi fin troppo riempitivi. Tracce feroci e letali, produzione limpida e avvolgente come le spire di un rettile stritolatore, sono le armi con le quali questo giovane combo, attraverso una personale rilettura dell’angoscia e l’ironia del pensiero di Kierkegaard (vedi liriche e copertina dell’album), intende eliminare per asfissia la ‘vecchia’ concezione della musica estrema.
Prendendo spunto, per costruirsi delle solide basi, dalle contorte composizioni dei Meshuggah, gli Acheode hanno sviluppato un proprio stile, votato maggiormente a sonorità death e brutal. Carnifex e Dying Fetus, infatti, sembrano la maggiore fonte d’ispirazione e i gruppi a cui fare riferimento per provare a spiegare la Loro proposta. Se a questa intelaiatura aggiungiamo un pizzico dei più distruttivi passaggi groove di After The Burial e Nile, nonché una cura dell’aspetto solistico degno di grandi monicker come Nocturnus e Origin, con i quali condividono uno stile chirurgico ricolmo di scale cromatiche e glaciale, come gli spazi siderali, ecco che avremo definito a grandi linee la formula del combo veronese. Tecnicamente la prova del quintetto è ineccepibile: se delle capacità delle due asce abbiamo in parte già parlato, non sono da meno anche quelle della sezione ritmica, devastante e precisa, così come il cantato di De Martino, capace di passare da scream a growl senza apparente difficoltà, nonostante il pesante fardello delle strutture intricate e non convenzionali. L’opener “Parasitic Gangrene”, della quale è stato realizzato anche un interessante videoclip, è subito un pugno nello stomaco, merito dei riff al fulmicotone del duo Morreale/Montresor e le smitragliate di Vanoni alla batteria. Nemmeno un attimo di respiro poi con la brutale “Exhausted Bodies”, mentre più ragionate e contorte “Abhorrence” e “Unceasing”, due tracce che si avviluppano su se stesse con melodie dissonanti: un po’ meno feroci, ma sempre in grado di mozzare il fiato. L’album poi prosegue sulle stesse coordinate e con la medesima intensità, alternando tecnica e impatto. Tra le canzoni rimanenti, comunque, spicca senz’altro la conclusiva title-track, per le sue ritmiche assassine in grado di sferrare il colpo di grazia: sicuramente tra i migliori episodi della release.
Pur trattandosi di un debutto, “Anxiety” colpisce per compattezza e personalità: un plauso quindi ai giovani Acheode che, in questa circostanza, hanno dimostrato notevole preparazione e una volontà sicuramente non ordinaria di uscire dagli schemi, di stupire. Sarebbe interessante testare anche la resa live di certi brani, come ultimo banco di prova. Ad ogni modo, se anche in futuro continueranno con la stessa convinzione nei propri mezzi, mantenendo una certa umiltà, credo che sentiremo parlare di loro ancora a lungo.
Orso “Orso80” Comellini
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Tracce:
1. Parasitic Gangrene 4:01
2. Exhausted Bodies 3:46
3. Abhorrence 4:13
4. Unceasing 3:27
5. Blatant Disregard 3:15
6. Collapse 3:04
7. Feed The Fetus 3:33
8. Anxiety 3:33
Durata 29 min. ca.
Formazione:
Marco De Martino – Vocals
Fabio Morreale – Guitar
Renè Montresor – Guitar
Mattia Sciannella – Bass
Filippo Vanoni – Drums