Recensione: Anywhere But Home
Sono lavori come questo Anywhere But Home a dire, senza mezzi termini, che la scena progressiva nazionale è viva come non lo era da (troppo) tempo; sono band come quella dei Dropshard a farci guardare al futuro con la convinzione (orgogliosa) che l’Italia abbia da dire la sua nel panorama, sempre più affollato, del progressive in generale.
Formatisi in Brianza nel recente 2007, i ragazzi lombardi vantano già due demo all’attivo (DSI, 2008 e DSII, 2009) e un’interessante attività live, con il picco rappresentato dalla partecipazione all’eXProg di Mogliano Veneto, dove tra gli altri si esibiscono Le Orme e Marillion.
Dal momento che anche l’occhio vuole la sua parte, ci si appresta all’ascolto del disco già ben disposti, dopo aver apprezzato la bella copertina di Anywhere But Home. Per quanto riguarda invece i contenuti, siamo in presenza di una suite in otto movimenti, con l’aggiunta di una bonus track che da un lato stona, in quanto va a “sporcare” un percorso che si apre e si chiude come ogni viaggio che si rispetti, dall’altro però non fa che aumentare l’interesse, ampiamente meritato, per questa band. La conclusiva Freedom Supermarket, infatti, oltre ad avere un testo che si distingue per la sua denuncia alla mercificazione e alla standardizzazione di pensieri e bisogni, mostra una band tosta e molto sicura di sè; a spiccare è il cantato inquieto e variopinto dell’ottimo Enrico Scanu, ma i suoi compagni d’avventura non sono da meno. Davvero un bell’esempio di prog metal in perfetto equilibrio tra l’essere orecchiabile e (per così dire) impegnativo.
La suite, invece, rimane per tutta la sua durata in bilico costante tra il prog metal raffinato dei Fates Warning (soprattutto, ovviamente, quelli del meraviglioso A Pleasant Shade Of Gray), la voglia di abbattere le barriere di genere dei Pain Of Salvation, le atmosfere malinconiche dei polacchi Riverside e il progressive rock che fu, quando i mostri sacri giocavano a fare a pezzi la forma canzone e qualsiasi schema potesse anche solo apparire tale.
Ora, tutti sono ispirati da altri, ma pochi riescono a rielaborare in chiave personale le varie influenze che, inevitabilmente, vengono da lavori già editi. In questo i Dropshard riescono a distinguersi, sfornando un disco che esprime personalità da ogni nota.
Risulta estremamente difficile segnalare un singolo brano al posto di un altro, in quanto la suite è stata sapientemente composta per essere un lavoro organico, che nella sua interezza mostra più compiutamente la forza espressiva che i ragazzi vi hanno riversato.
Pregevole la scelta di aprire con l’intro Look Ahead, spezzare con l’intermezzo Again e chiudere con l’outro Look Behind; opzione efficace e nella quale si può apprezzare, soprattutto, l’armonizzazione eccellente delle voci. E il resto? Si va dal prog metal più classico della title track alle emozioni di Images Of Mind, con Sebastiano Benatti (chitarra) e Marco Zago (tastiera) bravissimi a guidare l’atmosfera ora amara, ora angosciosa del brano.
E ancora: i nostri non hanno alcuna difficoltà a passare dall’atmosfera malinconica della bellissima A Cold Morning, nella quale il flauto di Scanu (al limite del commovente la sua prestazione vocale) è la proverbiale ciliegina sulla torta, alla cangiante Changing Colours, nella quale Alex Stucchi (basso) e Tommaso Mangione (batteria), oltre a evidenziare la mancanza di punti deboli nella formazione dei Dropshard, dimostrano come non sia necessario fare i funamboli a tutti i costi per distinguersi dalla massa. Ottimi i momenti acustici e, in generale, la costruzione del pezzo.
A New Beginning è l’ultima conferma dell’assenza di battute a vuoto, anche se forse è il momento meno brillante (ma non per questo poco apprezzabile, sia chiaro) del viaggio, emozionante e coinvolgente, rappresentato nel concept.
Anywhere But Home non è solo un demo da non perdere, ma anche e soprattutto una delle più interessanti uscite prog metal dell’anno. I Dropshard hanno scelto di evitare l’abuso di fuochi d’artificio (rappresentati dall’eccesso di soluzioni ipertecniche) per percorrere una via lastricata di sentimenti che non lascerebbero indifferente neanche il più freddo dei cinici. La dissociazione del protagonista del concept, in un viaggio carico di turbamenti alla ricerca di sè stessi, è ben rappresentata dalle atmosfere malinconiche delle quali è satura la suite.
A chi ama il lato emozionale del prog metal, Anywhere But Home è consigliato senza indugi; ai Dropshard va l’augurio sincero di continuare sulla strada intrampresa e di ottenere, in questo modo, le soddisfazioni che indubbiamente si meritano.
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Tracklist:
01. Look Ahead 1:25
02. Anywhere But Home 6:22
03. Images Of Mind 6:00
04. A Cold Morning 4:19
05. Again 1:09
06. Changing Colours 8:17
07. A New Beginning 5:06
08. Look Behind 1:37
09. Freedom Supermarket (bonus track) 5:45
Line-up:
Enrico Scanu: vocals, flute, acoustic guitar on 5
Sebastiano Benatti: guitars, backing vocals
Marco Zago: keyboards
Alex Stucchi: bass, backing vocals
Tommaso Mangione: drums, percussions