Recensione: Apocalyptic Killzone

Di Andrea Bacigalupo - 6 Novembre 2023 - 8:30
Apocalyptic Killzone
Band: Speedtrip
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Thrash 
Anno: 2023
Nazione:
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60

Leggo una presentazione qualsiasi di questo lavoro da un sito qualsiasi: “Rilasciato con successo mondiale, l’ultimo album della band thrash metal indiana Speedtrip, ‘Apocalyptic Killzone’, ha infiammato una furia sonora nella scena musicale. Questo album, un assalto implacabile di riff violenti, percussioni a rotta di collo e voci velenose, ha riacceso il genere e consolidato lo status della band come forza indomita nel mondo del thrash. Con la sua intensità incendiaria e lo spirito senza compromessi, questo album ha infiammato il mondo del metal, lasciando un segno indelebile nel panorama del thrash metal, assicurandosi il suo posto come classico moderno del thrash metal”.

Ma anche meno! Va bene che la pubblicità è l’anima del commercio, ma qui si esagera … quando si crea aspettativa il risultato deve esserne all’altezza, altrimenti si ottiene l’effetto contrario.

Nella realtà ‘Apocalyptic Killzone’, secondo Full-Length di questa band proveniente dalla città di Bangalore, non è neanche male, con le sue otto tracce di onesto e genuino Thrash Metal che mette assieme i dettami meno violenti di Exodus, Anthrax, Nuclear Assault, Sacred Reich … quei maestri lì insomma, ma è comunque lontano dal risultato pubblicizzato: è godibile, se capita di ascoltarlo, ma neanche così indispensabile da diventare matti a cercarlo (vabbè che oggi “basta un click!”): ‘Master of Puppets’, ‘Reign in Blood’, ‘Among The Living’ rimangono ancora tutti saldi al loro posto.

La band ha i suoi buoni numeri ed un buon potenziale, questo sì, ma non rischia nulla ed evita ogni esagerazione, anche quelle tipiche delle band che la influenzano, mantenendo il profilo del “… vuoi vincere facile”.

Alla fine il prodotto è come tanti altri, anche un po’ scontato nella realtà, con un songwriting relativamente omogeneo senza né alti né bassi. In altre parole scorre bene ma perché dura poco (mezz’oretta scarsa), non delude perché non ne ha il tempo, ma non fa gridare al miracolo.

Tecnicamente però ci siamo, con un bel lavoro cordofono che genera un sound corposo e marziale ed una buona batteria rocambolesca. La voce ha un’estensione limitata, però ci sta …

Migliori pezzi la ficcante ‘Mean Machine’ e la ribelle ‘Surfer X’, un po’ banalotte ‘Beermaggedon Now!’ e ‘Zombie hunter’ (anche nei titoli), per il resto tutto nell’ordinario.

Da quel che si legge gli Speedtrip stanno lavorando sodo: nel loro circuito locale hanno fatto da apripista a band del calibro di Nile, Coroner ed Immolation, ad esempio, e questa non può che essere esperienza che entra. Abbiamo quindi fiducia in loro ed aspettiamo il prossimo lavoro. Per ora il giudizio è sufficiente.

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