Recensione: Apocryphal

Di Alessandro Calvi - 4 Settembre 2008 - 0:00
Apocryphal
Band: Riul Doamnei
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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80

Nati in quel di Verona nel 1999, i Riul Doamnei si presentano al pubblico con un primo demo intitolato “Stramonologie Des Geistes” nel 2001. Si trattava di un’opera prima ancora piuttosto grezza, ma nella quale era già possibile rintracciare diversi punti d’interesse. Gli anni passano, la line-up cambia e nel 2005 la band autoproduce un EP intitolato “Le Serpent Rouge”. Ancora un paio d’anni e il loro primo album autoprodotto, questo “Apocryphal” che ci accingiamo a recensire, è pronto.

Dopo una intro strumentale di rito e dai giusti toni horror, sfociamo in “Nebula”. Fin dalle prime note della prima vera canzone di questo cd, è fin troppo chiaro che i Riul Doamnei ne han fatta di strada dagli inizi di “Stramonologie Des Geistes”, molta più di quanta anche il sottoscritto probabilmente si sarebbe aspettato.
Senza tradire quelle che erano le loro ispirazioni iniziali, principalmente primi Cradle of Filth e Dimmu Borgir, la band ha raggiunto una maturità e una preparazione assolutamente ottime. Ogni brano risulta coinvolgente, ispirato, tecnicamente ricercato. Il songwriting è sempre vario e, benché a volte utilizzi strutture già sviluppate dai Cradle of Filth nei primi album, non risulta mai ripetitivo o banale. Una certa ombra dei padri putativi della band è pur sempre avvertibile in alcune soluzioni, per esempio in alcuni passaggi dello scream del cantante o nel gusto di certe partiture sinfoniche, ma c’è anche molta originalità e personalità da parte di questi ragazzi veronesi. I maestri del black sinfonico, Satyricon, Emperor, e via di questo passo, oltre ai già citati Dimmu e Cradle, han sicuramente influito sui Riul Doamnei, e qui e là si sente un accenno a un certo modo di scrivere i riff, o un rimando a un certo giro di tastiere, ma se il risultato è questo disco, ben vengano le influenze.
Tra i punti di distacco rispetto agli inizi salta subito all’orecchio l’assenza della voce femminile. La buona prova del cantante, però, non fa rimpiangere il passato riuscendo a variare la sua prestazione attraverso diversi stili. Chi si aspettasse già un clone di Dani Filth, infatti, rimarrà deluso dato che i rimandi al cantante inglese sono solo sporadici.
Per quanto riguarda il comparto strumentale, tutti i musicisti danno una prova sicuramente convincente. Il songwriting infatti permette a chitarre, basso, batteria, tastiera di ritagliarsi ognuno un piccolo spazio per far sentire di cosa è capace e nessuno di questi ragazzi delude.

La produzione, inoltre, risulta essere uno dei punti di forza di questo disco. Pressoché professionale sembra non avere praticamente nulla da migliorare riuscendo a rendere ogni strumento al meglio, con un suono pieno e convincente, perfettamente adatto al genere scelto dai Riul Doamnei.

Per gli amanti di Cradle of Filth e Dimmu Borgir, in particolare, ma anche per gli estimatori di un black sinfonico ispirato e sempre coinvolgente, in breve: “di classe”, questo “Apocryphal” dovrebbe essere un disco da recuperare. Ciò che maggiormente stupisce, in negativo però, è come una band con queste capacità non sia ancora stata messa sotto contratto.

Tracklist:
01 Rev 9:01
02 Nebula
03 Forgiveness Asleep at the Tyrants Palace
04 Hypostasis of the Archons
05 Siege Dawn to the Pillars of Heaven
06 Legacy in Violation
07 Haeretica (18th March 1314)
08 Thy Name is Legion
09 Sindon Concecration Sophisticated
10 Magdalene for Vesper Requiem
11 The Last Supper

Alex “Engash-Krul” Calvi

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