Recensione: Apollonian Eyes [EP]
Dalla Svezia arriva “Apollonian Eyes”, ultima fatica della band death Septekh, che compone quindi il suo quarto EP: per trattarsi di un ensemble emergente sembra che abbia consolidato una certa consuetudine nella scelta di questo tipo di format, iniziata nel 2009. Sicuramente i Septekh tentano di sondare il terreno prima di portare a termine un album, ma l’impressione è quella di una reticenza nell’affacciarsi alla scena metal forse eccessiva.
Intanto danno alla luce “Apollonian Eyes”, EP contenente quattro tracce per un totale di poco più di quindici minuti. A prima vista non sembra essere una premessa positiva, se si tengono presenti i lavori precedenti che potevano contare su un numero maggiore di tracce e apparentemente anche di una maggiore dose d’ispirazione.
Considerazioni preliminari di questo tipo vengono letteralmente spazzate via dalla title-track, che apre il dischetto con sonorità cariche di pura violenza, in cui fanno da padroni ritmi angosciosi e graffianti riff di chitarra. Lo scenario è completato dal cantato di Nils Meseke, un growl che più simile a un urlo straziante, ma che trova una perfetta collocazione nel contesto in cui si trova. Anche l’ultimo brano, “Vlad Tepes”, merita una certa attenzione: sicuramente non arriva ai livelli di brutalità che caratterizzano “Apollonian Eyes”, ma si distingue per un efficace crescendo sempre più aggressivo, per quanto brilli poco per originalità.
Tuttavia ciò che delude maggiormente è la parte centrale dell’EP, che non ha grandi meriti se non quello di essere incorniciato da “Apollonian Eyes” e “Vlad Tepes”. Una scelta intelligente da parte dei Septekh che sembra mirare ad aprire e concludere il lavoro nel migliore dei modi per annullare la riuscita tutt’altro che memorabile delle restanti tracce. “Burn It To The Ground” e “Cursing The Skies” non coinvolgono, tendono a essere banalmente ripetitive e prive di quello slancio che ci si aspetterebbe, e di cui i Septekh hanno dimostrato di essere capaci, anche se in modo evidentemente discontinuo.
“Apollonian Eyes”, comunque, è un EP complessivamente godibile, che lascia intravedere diversi spunti interessanti e sottolinea anche un certo miglioramento rispetto ai lavori precedenti. A questo punto per la band scandinava continuare a fossilizzarsi sui mini potrebbe essere controproducente, dal momento che il potenziale per concludere un buon primo album ed esprimere finalmente al meglio le proprie effettive qualità artistiche sembrerebbe non mancare.
Chiara Rizzatti
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