Recensione: Apology For Pathology
Tra i pilastri della scena goregrind, ben pochi possono vantarsi del carisma di cui brillano gli spagnoli
Haemorrhage: gruppo che ormai, da più di dieci anni, continua la sua attività di discepolo dei
Carcass dell’era Symphonies of sickness, senza vistosi cali di rendimento e con una qualità media degli album assolutamente invidiabile. Lugubrious, Luisma e soci, infatti, sembrano godere di un particolare stato di grazia in questi ultimi anni, dovuto forse al successo del personalissimo album Morgue Sweet
Home, alle apparizioni in grossi festival come il With Full Force (ricordiamoci che stiamo parlando di un gruppo goregrind!), ed allo split Dementia Rex, registrato con un altro gruppo storico del genere: gli
Impaled.
Le premesse per aspettarci da loro un altro capolavoro, quindi, c’erano tutte, ed in effetti
Apology for Pathology è un disco superbo, maturo e lineare. Come nell’album precedente, il tutto è farcito di parti spiccatamente thrash ed altre più vicine al death classico, unite però da un filo conduttore più marcatamente grind di quanto accadeva nel già citato
Morgue sweet home. Un tipo di grind, comunque, non di certo all’avanguardia come ricercatezza e composizione, ma ancorato alle vecchie glorie degli
Impetigo e, in qualche caso, dei seminali Repulsion, cosa che senz’altro farà gioire gli amanti di queste sonorità come il sottoscritto.
Alcune tracce si candidano ad essere tra le migliori della formazione spagnola, e tutte brillano di parti di chitarra tra le più intricate e complesse mai composte dalla coppia
Luisma/Ana, in grado di creare passaggi di una certa atmosfera lugubre e malsana a causa di schizofrenici assoli, in cui la melodia riesce a fare capolino come nella più classica tradizione del genere. Il lavoro alla voce è, come al solito, ineccepibile, grazie ai versi prodotti dal front man
Lugubrious, che passano dal growl basso e gutturale a quel tipo di scream preso in prestito dal buon Jeff Walker, nonostante sia stato piuttosto personalizzato dal “cantante”. Senza contare, poi, il frequente uso del pitch-shifter come ciliegina sulla torta.
I ritmi sono incentrati sul groove come nei precedenti dischi, e non mancheranno di farvi restare doloranti con il torcicollo per parecchio tempo, minacciando di essere altrettanto devastanti in sede live. Il lavoro della sezione ritmica non si limita, però, al solo “tupatupa”, ma ci concede la giusta e gustosa dose di blast beats e di passaggi veloci di doppia cassa nonché linee di basso distorto interessanti, anche se poste un po’ in secondo piano dal grande lavoro delle chitarre.
L’idea che rimane alla fine dell’ascolto è quella di avere di fronte un lavoro di classe. Non risulta essere uno dei soliti dischi fotocopia ma un sapiente miscuglio di grind vecchia maniera, death metal classico stile
Autopsy, organi interni vari, un artwork ed un titolo spettacolari, thrash metal e quell’immancabile atmosfera infermieristica e da ambulatorio che vi farà venire in mente di iscrivervi alla facoltà di medicina più vicina per diventare dei novelli chirurghi malati di mente. Un must have, quindi; un disco che nessun appassionato dovrà lasciarsi sfuggire e che è sicuramente uno dei prodotti di punta in campo goregrind del 2006.
Tracklist:
1)Posthumous Predation
2)Feasting on Purulence
3)Frenzied genital carbonization
4)Antemortem Thanatopraxis
5)Disgorging Innards
6)Excruciating Denervation of the Lumbar Spine
7)Cadaveric Metamorphose
8)Syndicate of sickness
9)Edible Necrectomy
10)Festerfeast
11)Intravenous molestation of obstructionist arteries (o-pus V)
12)Furtive Dissection
13)Surgical Extravaganza
14)Apology for Pathology