Recensione: Appetition
Ottime novità dalla Norvegia.
La zona è peculiare per certo hard rock venato di grande esuberanza, terra di band dal respiro molto americaneggiante e dai suoni voluminosi.
Questa volta invece è la melodia pura a farsi strada, con il nuovo album di un enigmatico artista conosciuto con il nome di Satin.
Giunto con “Appetition” al terzo capitolo in carriera, Satin – il cui vero nome è il più “tipico” Tommy Nilsen – è in effetti poco noto a queste latitudini, avendo riscosso i maggiori successi nel ricettivo e fertile Giappone. Facile comprenderne il motivo: il suo genere d’affiliazione è l’AOR cristallino ed edulcorato, ai limiti della westcoast. Dalle nostre parti non proprio ciò che ti fa entrare in classifica e diventare famoso.
Il che, a dirla tutta, è una disdetta per il buon Satin. Ma riserva il sottile piacere della scoperta esclusiva per i pochi appassionati ancora in circolazione da queste parti che, come sempre, avranno il privilegio di poter assaporare qualche interessante primizia del loro stile preferito.
“Appetition”, detto senza preamboli, è un album delizioso. Fresco e vitale, ricco di quella giovialità quasi irreale, persino onirica che l’AOR dai contorni pop-westcostiani assume in taluni frangenti.
Tanti anni ottanta come prevedibile, ma anche una decisa ed evidente bravura nel saper amministrare un modo di far musica che avrebbe potuto essere colonna sonora di un film di Kurt Russell e John Candy. Che però non sa di vecchio o ammuffito, anzi. Scorre piacevolmente ed evoca immagini senza dubbio gradevoli, lineari e calorose.
Armonie dai contorni smussati e cromatissimi, facili da assimilare e proprio per questo ancora più gratificanti.
Non serve troppa concentrazione per familiarizzare con il lavoro offerto da mr. Satin. Le sue canzoni scivolano senza intoppi e si presentano come un nucleo omogeneo in cui non c’è un elemento specifico che emerge sugli altri. Tutto è assestato su di un buon livello, tale da comporre un “unico” compatto che a partire dalla voce, proseguire con gli strumenti e finire con la qualità dei suoni, si integra conferendo la sensazione di un lavoro ben studiato. Costruito proprio per essere quello che è: un buon album di purissimo AOR che senza pretendere la cima della classifica sa comunque essere un amico fidato ed il compagno di ottimi momenti d’ascolto.
Del resto, tutto è curato dallo stesso Satin: strumenti, voce e produzione sono farina del suo sacco. A dimostrazione della notevole statura artistica in possesso del nostro.
Pur avendo una grande passione per l’AOR, tocca ammettere che anche alle mie orecchie la musica di Satin è arrivata come una novità. La scoperta derivata dal suo “Appetition” è stata ad ogni modo molto interessante.
Anche questa volta quindi, necessario congratularsi con la sempre brillante Art of Melody per la buona intuizione. Offrire un deal a questo valido e poco noto musicista norvegese ha dato occasione per conoscere qualcosa di nuovo ed assolutamente gradito.
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