Recensione: Arbeit Macht Frei

Di Onirica - 14 Giugno 2003 - 0:00
Arbeit Macht Frei
Band: Area
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 1973
Nazione:
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100

Il modello di Treisman (1960) afferma che quando il soggetto è sottoposto a due messaggi diversi contemporaneamente filtra tutte le informazioni in entrata in modo attenuato ed una sola in modo rilevante: accostiamo un libro di storia della musica progressive rock al nostro orecchio sinistro e uno dei capitoli più importanti della storia del nostro paese all’orecchio destro, il risultato prende il nome di Area. Mi dirigo triste nel recensire questo capolavoro facendo riferimento ad una importante nozione psicologica, per introdurre le componenti principali che hanno reso grande questo gruppo (genio e sregolatezza appunto) e perchè non si può negare che in dieci intensissimi anni di studio sulla voce in funzione del corpo e della mente, il leader carismatico Demetrio Stratos sia riuscito a fare della sua arte anche psicologia (sarà sufficiente leggere alcune delle sue interviste per rendersi conto di come egli stesso faccia riferimento ad un approccio intimo tra voce e psiche). Quale onore può definirsi quello di presentare al pubblico di TM la prima pagina di una storia maledetta, le prime parole di un discorso che non sta in piedi perchè non vuole essere contaminato dalla realtà sociale dell’epoca, non sta in piedi e non cade ma prende quota. La dose di ottimismo quasi utopico di cui è satura l’atmosfera che si respira in questo esordio rappresenta un caldo invito a non farsi sopraffare mescolato all’allucinazione, la nostra mano stringe una chiave importante per il realizzarsi della nostra esistenza come esseri umani, la chiave che può aprire il lucchetto che ci stringe le costole ostacolando il respiro. Questa è la prima formazione ufficiale del gruppo, più tardi il bassista sotto citato passerà alla PFM, tutta la musica qui presente è stata scritta da Fariselli mentre le liriche spettano al consueto Frankenstein, nonchè art director Gianni Sassi.

Giulio Capiozzo – Percussioni
Yan Patrick Erard Dyivas – Basso/Contrabbasso
Patrizio Fariselli – Piano/Piano Elettrico
Demetrio Stratos – Organo/Voce/Still Drums
Gianpaolo Tofani – Chitarra Solista/VCS3

Una registrazione pirata strappata ad un museo del Cairo introduce il primo brano di questo disco con una voce araba recitante, da questo momento avrete tutte le ragioni per chiedrervi come sia stato possibile trent’anni fa mettere insieme tanta magica deviazione strumentale in un solo album. Torniamo indietro nel tempo tentando di ripercorrere le impressioni che qualsiasi attento ascoltatore di progressive rock avrebbe potuto trarre da un primo ascolto di Arbeit Macht Frei (Il Lavoro Rende Liberi): una strada stabile unisce le fondamenta tipicamente progressive (tempi dispari e virtuosismi si sprecano in qualsiasi release degli Area) alla componente jazz fusion cui il gruppo sembra particolarmente legato; la struttura dei pezzi si rivela regolare solo in apparenza, tuttavia i lunghi ed inestricabili intermezzi strumentali dimostrano come questo genere di musica (del tutto nuovo per l’epoca) sia paradossalmente incline a fondere in un’unica immensa architettura la voglia di comporre in modo istintivo ed impulsivo, senza riflettere sulla composizione ed ignorando il risultato finale, allo sforzo razionale di mettere insieme note folgoranti in una successione impenetrabile e complicata. La struttura portante di questa opera è lo studente di architettura allora ventisettenne Demetrio Stratos, 7000 Hz di estensione vocale, la rivoluzione storica della voce italiana di tutti i tempi, un personaggio sensibile al periodo storico e sociale in cui vive, che fa della interpretazione parte integrante del suo canto libero. Con Demetrio la voce diventa per la prima e forse ultima volta  strumento musicale a tutti gli effetti, un tramite fondamentale in questa musica dove le corde vocali prendono posizione all’interno di una rete di comunicazioni sostenuta da altri quattro mostri dello strumento. Non penso che il caso sarà tanto fortunato da generare sempre qui in Italia un’altra formazione con queste caratteristiche, ottime qualità che non si fermano alla tecnica ma sfociano nel messaggio sociale a cavallo di una falce ed di un martello.

Nella sesta ed ultima traccia, Demetrio canta di un presagio di morte offerto dal vento. Il 13 giugno 1979 Demetrio si spegne in un ospedale di New York dopo i vani tentativi di curare la malattia di cui era affetto, la leucemia. Aveva la stessa età di Jaco Pastorius al momento del suo assassinio (perchè di omicidio si è trattato!) e concedetemi questo triste parallelismo perchè quando si parla di Area il termine rivoluzione diventa parola chiave: in un modo o nell’altro infatti entrambi sono riusciti a cambiare il modo di pensare lo strumento, ancora prima di cambiarne il suono, da una parte con la ricerca personale e dall’altra con la nascita del groove di basso elettrico. Molti fra coloro che si trovano di fronte a questa recensione (autore in primis) sono nati dopo la morte di questi grandi personaggi, monumenti della scena anni settanta verso i quali è doveroso mostrare rispetto e riconoscenza con l’ascolto delle loro incisioni, perchè spesso ascoltare un album può attenuare il forte desiderio di rivivere quel determinato periodo storico in prima persona, cosa tragicamente impossibile. 

Andrea’Onirica’Perdichizzi

TrackList:

01. Luglio, Agosto, Settembre (Nero)
02. Arbeit Macht Frei
03. Consapevolezza
04. Le Labbra Del Tempo
05. 240 Chilomentri Da Smirne
06. L’Abbattimento Dello Zeppelin

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