Recensione: Arcane Astral Aeons

Di Vladimir Sajin - 17 Novembre 2018 - 11:00
Arcane Astral Aeons
Band: Sirenia
Etichetta:
Genere: Gothic 
Anno: 2018
Nazione:
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70

Io sono un’entità astratta, una particella cosmica. Sento di vivere in una meravigliosa armonia, in equilibrio, sono infinitamente piccolo e indistruttibile, senza un inizio né una fine. La mia essenza astrale è unica. Vago per milioni di anni all’interno di un corpo celeste. Sono sia spirito che materia, sono un’entità arcana che non è dominata né dallo spazio né dal tempo. Immutabile nel mio divenire cammino oltre il bene e il male, oltre l’amore, la libertà e la bellezza. Prima di giungere su questo piano esistenziale facevo parte di una stella lontana. Un cuore incandescente che proveniva dai tempi primordiali della Creazione, quando tutto era soltanto un buio assoluto, interrotto solamente dal titanico scontro degli elementi. Ho dormito per ere ed ere finché mi sono staccato da un frammento di stelle, ho attraversato spazi immensi, corpi celesti inimmaginabili, galassie lontane anni luce, oceani infiniti, nubi di polvere stellare, per eoni interi, superando deserti infiniti di spazio e tempo. Infine, sono giunto in quell’angolo dell’universo in cui si stava formando un nuovo sistema solare, in mezzo a forze potentissime, cataclismi cosmici e inconcepibili deflagrazioni interstellari. Quando sono arrivato, questo evento fenomenale che chiamiamo Vita era ancora ben lontano dall’avverarsi. Occorrevano ancora molte trasformazioni dell’opera, dell’ordine e del caso per infondere il soffio dell’anima definitivo e creare quell’essenza Arcana Astrale ed Eonica.

 

Il termine Sirenia deriva dal mito greco e rappresenta quelle entità leggendarie e affascinanti quali sono le sirene, descritte sia da Platone che da Omero come la rappresentazione idilliaca dell’armonia del suono e del canto. Il fondatore e la mente del gruppo, Morten Veland, dopo aver lasciato i Tristania nel 2000 crea questo progetto personale che arriva oggi al nono atto dal titolo ”Arcane Astral Aeons”. Il concetto tematico e spirituale che sta alla base di questo lavoro non si discosta molto dai suoi lavori precedenti e dalle atmosfere tipicamente gotiche e bohemiane che hanno caratterizzato i lavori di Morten Veland dai tempi di Tristania. I testi e le atmosfere sono associabili alle ambientazioni create dalla letteratura di Anne Rice, in un contesto decadente ma di classe, dove si affrontano soprattutto tematiche come l’amore, l’odio, la passione, il dolore, le paranoie, il senso della vita e la morte. Temi che affliggono da sempre l’anima e la parte spirituale di un individuo dal momento in cui quella minuscola particella di materia di una stella lontana è stata toccata dall’entità divina e pervasa da un essenza misteriosa che ha generato successivamente, tra le altre cose, questo essere spirituale, sentimentale e passionale che è l’uomo.

 

Partiamo in questo viaggio arcano e astrale con ‘In Styx Embrace’, che ci accoglie con le stesse sonorità con cui ci ha lasciato il loro lavoro precedente ‘Dim Days of Dolor’, con un suono caratterizzato da tante orchestrazioni, epici cori e la voce lirica di Emmanuelle Zoldan, il tutto intervallato dal growl del mastermind Morten Veland. Ma già a metà brano si percepiscono i passi in avanti fatti dal collettivo norvegese. Il tutto suona più amalgamato e fresco, i cori sono più coerenti e annessi con il cantato e le accelerazioni quasi death metal sono molto più incisive e d’impatto che in passato. Anche l’assolo della sei corde non dà più la sensazione di un innesto, ma ci elargisce piuttosto un assolo di chitarra degno di tale nome. Merito anche dell’ormai stabile formazione della band con Jan Erik Soltvedt e Nils Courbaron, rispettivamente alla chitarra ritmica e solista. Il brano seguente, ‘Into the Night’, accompagnato da un videoclip di ottima fattura, assume un aspetto più easy e catchy, mantenendo però i pregi descritti per il brano precedente. Da sottolineare l’ottimo lavoro di sinergia corale e vocale per un ispirato ritornello. Anche qui troviamo un gradito e ben eseguito assolo di chitarra. ‘Love Like Cyanide’ è il singolo scelto per questo lavoro e prosegue sulla stessa linea del brano precedente, ma aggiungendo molti più elementi; innanzitutto vediamo l’intervento di tutte e tre le tipologie di vocalità del gruppo, con l’aggiunta della voce pulita dell’ottimo Yannis Papadopoulos dei Beast in Black. Ma a colpire maggiormente sono le accelerazioni Death/Black metal ancora più pronunciate, ispirate e nette di prima. In questo modo, in meno di sei minuti, viene sapientemente espressa tutta l’essenza musicale che vogliono dimostrare Veland e soci con questa nuova release. Con il brano successivo, ‘Desire’, cambiano le carte in tavola e torniamo alle origini dei Sirenia, con un sound più asciutto e intimo, senza il supporto delle orchestrazioni, ricreando quelle atmosfere mistiche dei primi lavori. Molto interessante l’intermezzo centrale caratterizzato da un valzer cabaret e una parte cantata da Emmanuelle Zoldan nella sua lingua madre: il francese. ‘Asphyxia’ ci accoglie con un missaggio elettronico, ricreando le atmosfere da sci-fi cyber punk. Anche in questo caso le sonorità sono quelle di una volta: un tempo medio pieno di passaggi da Noir futuristico. In ‘Queen of Lies’ si torna a un sound sinfonico, un brano con una ritmica molto solida e martellante, abbinata al cantato della Zoldan, un tagliente growl e un coro gregoriano. Non è certo una sorpresa scoprire la natura poliedrica di Morten Veland, ma vedere inserito a metà album un brano interamente in francese desta comunque una piacevole sorpresa. Si tratta di ‘Nos heures sombres’ (‘Our Dark Hours’ n.d.r). Un brano che suona più che bene e sottolinea come non sia necessario cantare in inglese per tirar fuori un bel lavoro rock o metal. Con ‘The Voyage’ viaggiamo di nuovo indietro nel tempo, ritrovando quelle atmosfere misteriose e tenebrose che ricordano vagamente ”An Elixir for Existence”, lavoro che in molti rimpiangono, criticando il gruppo per aver abbandonato quelle sonorità durante gli anni. ‘Aerodyne’ è un brano che porta avanti la stessa filosofia di un ritorno parziale alle origini, unendo però maggiormente il vecchio e il nuovo. Un brano che ha una doppia anima: l’attuale sapore sinfonico e le origini puramente gotiche del passato della band. Con la successiva ‘The Twilight Hour’ troviamo il vero passo falso di questo lavoro. Viene completamente spezzata l’atmosfera immersiva e coinvolgente creata dai brani precedenti con una canzone eccessivamente e tipicamente “Nightwish”. Un brano che vola via lasciando dubbi, perplessità e poco altro. La conclusiva ‘Glowing Embers’ ha tutta l’aria di essere la classica ‘opera magna’ finale. Si apre con toni epici e mastodontici e una massiccia orchestrazione. Rappresenta così l’evoluzione avuta dall’ensemble negli ultimi anni, un Symphonic Ghotic Metal targato Sirenia dove, rispetto al passato, il suono risulta essere più autentico e coinvolgente. L’orchestra ha molto più senso perché sostenuta da una solida percussione, un buon ritmo delle chitarre e soprattutto la bellissima voce di Emmanuelle Zoldan, decisamente molto più adatta a questo tipo di sonorità.

 

Con questo ”Arcane Astral Aeons” il compositore norvegese Morten Veland ha fatto probabilmente la cosa più intelligente che potesse fare: senza rinnegare l’evoluzione che hanno preso i suoi ultimi lavori, è tornato alle sonorità del passato, suonandoli però con l’anima dei Sirenia di oggi. Il risultato finale è un ibrido, decisamente non perfetto, ma è sicuramente la migliore prova in studio dai tempi del già citato ”An Elixir for Existence”. Anche l’artwork della copertina risulta essere molto ispirato e suggestivo. Da apprezzare soprattutto la varietà e la quantità di elementi inseriti in questo lavoro, che creano un vortice di particelle diverse, che possono cambiare colore ad ogni nuovo ascolto. Come attraverso un’antica esplosione primordiale che ha generato l’universo, troviamo tutti gli elementi per creare un giusto ordine nel grande caos cosmico di suoni, influenze, generi e atmosfere diverse. Ci vuole forse solamente altro tempo per assestare il tutto e dare origine a un nuovo, più definito e legittimo organismo astrale chiamato Sirenia.

 

Vladimir Sajin

 

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